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Foglie decidue, non coriacee. Fiori rossi
Chaenomeles japonica Lindl. ex Spach
Il genere
Chaenomeles
, affine a
Cydonia
(melo cotogno), è originario di
Cina, Giappone e Corea. La pianta è stata introdotta sia in Europa sia in
Nord America a scopo ornamentale per i vistosi fiori rossi (bianchi in
alcune cultivar) che appaiono all'inizio della primavera. Viene spesso
usata per fare bonsai. I frutti sono molto astringenti e vengono utilizzati
solo per fare liquori o marmellate. La pianta più comunemente coltivata
da noi è
C. x superba
, un ibrido tra
C. speciosa
e
C. japonica
. Il nome
generico deriva dal greco 'chainein' e 'melon' e significa 'frutto che si
fende' (che si divide in due); il nome specifico allude ad uno dei luoghi
d'origine, il Giappone. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo
di fioritura: marzo-aprile.
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Foglie a contorno triangolare o romboidale
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Foglie a contorno non triangolare né romboidale
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Foglie parallelinervie, a forma di ventaglio (più larghe all'apice)
Ginkgo biloba L.
Il ginkgo è un albero deciduo che può essere considerato come un fossile
vivente: l'unica specie ancora sopravvissuta della famiglia
Ginkgoaceae
ma anche dell'intero ordine Ginkgoales e della divisione delle
Ginkgophyta. Originario della Cina, ove sono stati rinvenuti fossili che
risalgono all'era mesozoica, viene chiamato volgarmente anche ginko,
ginco e albero di capelvenere. La pianta è stata ritenuta estinta per secoli
ma recentemente ne sono state scoperte almeno due stazioni relitte nella
provincia dello Zhejiang nella Cina orientale. Non tutti i botanici
concordano però sul fatto che queste stazioni siano davvero spontanee,
perché il ginkgo è stato estesamente coltivato per millenni dai monaci
cinesi. In Italia viene spesso coltivato come pianta ornamentale nei
parchi, senza tendenza ad inselvatichire, dal livello del mare ai 600 m
circa. Il nome del genere deriverebbe dal cinese 'yin' (argento) e 'xìng'
(albicocca), che per un'errata trascrizione della forma giapponese 'ginkyō'
da parte del botanico tedesco Engelbert Kaempfer ha mutato la lettera y
in g; il nome della specie deriva invece dal latino 'bis' e 'lobus' con
riferimento alle foglie spesso divise in due lobi. Forma biologica:
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: luglio-agosto.
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Foglie non parallelinervie, più larghe al centro o verso la
base
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Margine fogliare con denti acuti, ravvicinati. Frutti disposti in infruttescenze compatte,
cilindriche. Scorza bianca
Betula pendula Roth
La betulla è un albero deciduo a distribuzione eurosiberiana presente allo
stato spontaneo in tutte le regioni dell'Italia continentale salvo che in
Umbria, Puglia e Calabria; è più frequente sulle Alpi che sugli
Appennini. È una pianta eliofila pioniera di suoli acidi, ove riconquista
pascoli abbandonati, e ha l'optimum nella fascia montana. Il legno,
elastico e tenero, è usato nella fabbricazione di spazzole, zoccoli e lavori
al tornio (oggetti casalinghi ed utensili), si presta alla produzione di
cellulosa ed è un ottimo combustibile. Dalla corteccia si ricava un olio
essenziale usato in profumeria e nella concia delle pelli ('cuoio di
Russia'). Le foglie contengono un principio tintorio giallo. Nei paesi
nordici la linfa zuccherina è usata per produrre una bevanda alcolica
chiamata 'birra di betulla'. I rami, teneri e flessibili, servivano per
produrre ramazze e cerchi per botti. La specie è anche piantata per
ornamento e a scopo forestale. Il nome generico deriva dal gallico
'boulease' o dal celtico 'betul', entrambi nomi dati alle betulle; quello
specifico allude alla disposizione dei rami secondari, che hanno le
estremità pendenti. Forma biologica: fanerofita scaposa (fanerofita
cespugliosa). Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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