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derivano dai semi di un bell’esemplare coltivato presso Porta Ghirlanda.
Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-giugno
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Foglie composte (divise in foglioline completamente
separate tra loro)
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Foglie non composte
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Piante spinose. Frutto a mora
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13
Piante non spinose. Frutto diverso da una mora
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Foglie bianco- o grigio-tomentose di sotto
Rubus ulmifolius Schott
I rovi costituiscono un gruppo difficilissimo di specie di origine
apomittica (semi prodotti senza fecondazione) e ibridogena, ancora non
del tutto studiato in Italia. Il rovo comune è una specie mediterraneo-
atlantica largamente diffusa in tutta Italia al di sotto della fascia montana
superiore. In Lombardia è molto comune specialmente nella fascia
collinare delle Prealpi, nel settore lacuale centro-orientale (prov. di CO,
LC, BG, BS) e in quello oltrepadano preappenninico (prov. di PV). Ha
frutti commestibili (le classiche more; ovviamente da non raccogliere, a
causa del forte inquinamento, al Castello Sforzesco e nelle aree urbane) e
cresce nelle boscaglie rade, agli orli dei boschi, sui muretti a secco, spesso
anche sui ruderi, formando facilmente intrichi impenetrabili nell’ultimo
stadio della degradazione forestale, sia su calcare che su altri substrati con
suolo generalmente ricco in composti azotati, da fresco a subarido. Al
Castello possiamo trovarlo nei pressi del rudere che si trova a nordovest
rispetto a Porta Ghirlanda. Il nome generico, di antico uso, potrebbe
derivare dal latino “ruber” (rosso) per il colore rosso dei frutti di alcune
specie dello stesso genere (come il lampone), ma anche degli stessi fusti,
spesso arrossati proprio in questa specie; l’epiteto specifico allude alle
foglioline un po’ asimmetriche simili alle foglie dell’olmo. Forma
biologica: nanofanerofita cespitosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Foglie verdi di sotto e di sopra (a volte le foglie giovani con scarsa pelosità grigio-
biancastra)
Rubus questieri Lefèvre & P.J. Müll.
I rovi costituiscono un gruppo difficilissimo di specie di origine
apomittica (semi prodotti senza fecondazione) e ibridogena, ancora non
del tutto studiato in Italia. L’identificazione del rovo di Questier richiede
un approccio specialistico e la sua diffusione in Lombardia non è ancora
sufficientemente nota. I frutti sono commestibili; ovviamente da non
raccogliere, a causa del forte inquinamento, al Castello Sforzesco e nelle
aree urbane. Al Castello possiamo trovarlo nei pressi del rudere che si
trova a nordovest rispetto a Porta Ghirlanda. Il nome generico, di antico
uso, potrebbe derivare dal latino “ruber” (rosso) per il colore rosso dei
frutti di alcune specie dello stesso genere (come il lampone), ma anche
dai fusti di diverse specie, spesso arrossati. Forma biologica:
nanofanerofita cespitosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Pianta lianosa, rampicante
Parthenocissus quinquefolia (L.) Planch.
La vite del Canada è una liana rampicante di origine nordamericana con
notevoli capacità invasive, la cui presenza in Italia è documentata dal
1642; oggi si ritrova in tutte le regioni. È utilizzata a scopo ornamentale
per coprire muri o pergolati grazie alle sue foglie dai colori accesi, verde
lucido, arrossate d’estate, rosso scuro in autunno. Transfuga dai giardini,
si è naturalizzata al punto da diventare pesantemente invasiva causando
non pochi problemi anche ai rampicanti autoctoni. Infatti riesce a crescere
in molte, differenti situazioni, su macerie e muri, lungo viottoli e nelle
discariche; i rami vanno tagliati di continuo altrimenti invadono ogni
superficie soffocando completamente gli altri rampicanti (persino l’edera
e la vitalba). Negli ambienti antropici determina un abbassamento della
biodiversità, mentre in ambiente seminaturale/naturale la sua presenza è
ancora contenuta, ma ugualmente minacciosa in relazione ai rischi di
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