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Fiori e frutti disposti in ombrelle semplici. Pianta sempreverde
Hedera helix L. subsp. helix
L’edera è una specie mediterraneo-atlantica comune in tutta Italia dal
livello del mare sino alle faggete termofile della fascia montana inferiore.
Cresce in boschi e siepi, su muri, rocce e alberi, di cui raggiunge la
chioma in siti umidi, formando intrichi con
Clematis vitalba
e altre liane.
Mostra marcata eterofillia, cioè la forma delle foglie dei rami vegetativi è
molto diversa da quella delle foglie dei rami fioriferi. È comunemente
coltivata come pianta ornamentale, come tappezzante di terreni molto
ombreggiati e per ricoprire muri o pergolati. Ne esistono numerosissime
cultivar che differiscono per la forma, dimensioni e colore delle foglie
(frequenti sono quelle a foglie variegate). Sia i Greci che i Romani
consideravano l’edera un simbolo di forza vitale; questo per la sua
longevità e perché si tratta di una pianta sempreverde. I fiori, ricchi di
nettare, sono visitati da molte specie di insetti, tra cui le api. Tutta la
pianta è tossica per l’uomo (presenza di saponine triterpeniche e
alcaloidi), in particolare foglie e frutti; questi ultimi possono attirare
l’attenzione di bambini o persone sprovvedute e la loro ingestione può
provocare nausea, dolori addominali e diarrea, mentre il contatto con le
foglie può originare reazioni fotoallergiche. Bisogna quindi prestare molta
attenzione prima di maneggiare questa pianta. Il nome generico è
assonante, forse non a caso, con il latino “adhaerēre” (aderire); quello
specifico in greco significa “attorcigliamento”, alludendo ai giovani fusti
della pianta che si attorcigliano sui loro supporti. Forma biologica:
fanerofita lianosa. Periodo di fioritura: settembre-novembre.
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Fiori e frutti non disposti in ombrelle semplici. Piante
decidue
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Pianta senza viticci. Foglie a margine intero. Fiori più larghi di 1 cm
Capparis spinosa L. subsp. spinosa
Il cappero, in base ai dati della letteratura disponibile, fu portato sulle
mura sforzesche presumibilmente tra il 1884 e il 1920 per impieghi
alimentari e medicinali, secondo un’antica usanza in voga fino al XX
secolo. Il Castello (tutte le mura, ma soprattutto quelle del Rivellino) è
l’unico sito in Milano e uno dei pochi in Lombardia a ospitare oggi
popolazione autonome di cappero, pianta che in natura festona le rupi e i
pendii rocciosi delle coste mediterranee. Già descritto da Dioscoride e
Galeno, che gli attribuivano proprietà medicinali, è ancor oggi
ampiamente utilizzato in cucina ove si utilizzano i fiori immaturi trattati
in salamoia o sotto sale (capperi) e in alcune regioni anche i giovani frutti
(cucunci, cetrioli di cappero). Il nome generico sembra derivare da quello
arabo della pianta (“kabar” o “kappar”), l’epiteto specifico allude alle
stipole che a volte si trasformano in spine. Forma biologica:
nanofanerofita reptante. Periodo di fioritura: maggio-settembre.
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Piante con viticci prensili o terminanti in un disco
adesivo. Foglie a margine dentato o lobato. Fiori più
stretti di 1 cm
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Viticci terminanti in un disco adesivo. Foglie glabre di sotto. Bacche minori di 1 cm.
Scorza non desquamantesi in nastri
Parthenocissus tricuspidata (Siebold & Zucc.) Planch.
L’edera del Giappone, come indicato dal nome volgare, è una specie
rampicante originaria dall’Asia orientale (Giappone e Corea) ed è stata
introdotta in Europa a scopo ornamentale come rampicante tappezzante,
in grado di coprire scarpate stradali e muri di intere case grazie ai dischi
adesivi con cui si attacca al substrato. Va tagliata spesso altrimenti invade
muri e finestre, soffocando anche gli altri rampicanti. Oltre a essere
coltivata, è comune allo stato subspontaneo in molte regioni d’Italia, dal
livello del mare ai 600 m circa. Al Castello Sforzesco tende a coprire e
deteriorare i muri ed è periodicamente sottoposta ad azioni di
contenimento. Il nome generico deriva dal greco “párthenos” (vergine) e
“kissós” (edera), significa quindi “edera vergine”; l’epiteto specifico