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allude alle foglie trilobate. Forma biologica: fanerofita lianosa. Periodo di
fioritura: giugno-luglio.
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Viticci prensili. Foglie pelose di sotto. Bacche maggiori di 1 cm. Scorza desquamantesi
in nastri allungati
Vitis labrusca L.
L’uva fragola è un arbusto rampicante originario del Nordamerica. Di
origine cultigena (probabile domesticazione di
Vitis aestivalis
, Stati Uniti
orientali), fu introdotta in Europa come pianta da frutto, inadatta alla
vinificazione, nonostante con essa nel Veneto si produca il “Fragolino” a
uso familiare, vino molto leggero con aroma di fragola, non
commerciabile. L’ibrido con la congenere americana
V. riparia
fu
anch’esso introdotto dagli USA sotto il nome di ‘Clinton’ per entrare più
estesamente nella produzione regionale locale, dove la vinificazione viene
perlopiù effettuata in mescolanza con i vitigni nostrani (Cabernet, Merlot
ecc.). Le viti americane (diverse specie e loro ibridi) furono poi -e tuttora
lo sono- sistematicamente impiegate quale portainnesto della vite
nostrana per prevenire gli attacchi della fillossera, che avevano messo a
rischio la cultura stessa della vite. L’uva fragola è inoltre utilizzata a
scopo ornamentale in quanto con le sue fronde è in grado di ricoprire
paletti e tralicci come quelli che si usano su balconi e terrazzi e nei
giardini; la fioritura è profumata, come pure i frutti maturi, che cadendo
diffondono un odore dolce e inebriante. È segnalata come avventizia
casuale o naturalizzata in molte regioni d'Italia. Indifferente alla natura
del substrato, purché ben provvisto di nutrienti, predilige il clima umido
di tipo oceanico. L’Italia è la prima nazione al mondo per ricchezza e
diversità di cultivar (vitigni) di
V. vinifera
(uva da tavola e da vino),
alcune delle quali estremamente antiche (per es. il Cannonau di
Sardegna), tutte derivate dalla domesticazione di
V. vinifera
subsp.
sylvestris
, cioè della vite selvatica europea. Quest’ultima presso i Romani
era denominata
labrusca
e tale nome si è fissato attraverso i secoli in
quello del noto vitigno emiliano Lambrusco. Linneo, più tardi, ripescò lo
stesso nome per conferirgli l’onore di epiteto specifico nella descrizione
ufficiale dell’uva fragola, che battezzò appunto nel 1753, ma quest’ultima
labrusca
non ha niente a che vedere né con la nostrana vite selvatica, né
con il Lambrusco. Così si spiega l’origine del nome specifico, mentre
quello del genere è originariamente (latino) un aggettivo derivato dal
verbo “viēre”, che significa legare, nel senso di pianta da legare, pianta
che richiede sostegni. Al Castello Sforzesco l’uva fragola è cresciuta sulle
mura del fossato di Piazza d’Armi (fossato di Porta Giovia). Forma
biologica: fanerofita lianosa. Periodo di fioritura: giugno.
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Foglie lobate
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Foglie non lobate
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Pianta laticifera (rompendo un picciolo esce un latice bianco)
Ficus carica L.
Il fico è una specie originaria dell’area pontica (Turchia settentrionale,
costa del Mar Nero), con estensione a tutto il Mediterraneo, da noi di
antichissima introduzione precolombiana come altre specie legnose di
interesse economico (castagno, bagolaro, noce). È presente in tutta Italia,
spontaneo o coltivato, dal livello del mare agli 800 m, anche come
piccolo arbusto su muri e in stazioni rupestri soleggiate. Il frutto che
chiamiamo fico, lo ricordiamo, è in realtà un’infiorescenza carnosa e cava
(siconio) tappezzata all’interno da piccoli fiori femminili e/o maschili
privi di calice e corolla. Quelli femminili, una volta impollinati, si
trasformano nei veri frutti, cioè piccoli acheni di aspetto granulare. In
natura la disseminazione del fico è strettamente legata al ciclo vitale di un
piccolo imenottero, la
Blastophaga psenes
. Certe piante dette caprifico
non producono siconi commestibili per il fatto che questi cadono
apparentemente immaturi (rimangono stopposi); in realtà si tratta di
individui con funzione maschile, i loro siconi, cioè, contengono sia fiori
maschili sia fiori femminili a stilo breve, che per tale motivo non
impediscono a
Blastophaga
di raggiungerli e trasformarli in galle per la
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