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talvolta ruderali (marciapiedi e calpestii) e in prati da sfalcio, su suoli
argillosi subneutri, ricchi in scheletro, composti azotati e humus. Il nome
generico è di etimologia molto incerta: secondo alcuni deriva dalla
leggenda della Veronica, la donna che pulì il volto di Cristo con un
fazzoletto prima della crocifissione, alludendo alle venature più scure
nella corolla presto caduca di alcune specie o al fatto che molte specie
fioriscono precocemente, durante la settimana santa; altri invece pensano
che sia legato a Santa Veronica da Binasco (1445-1497); l’epiteto
specifico in latino significa “dei campi arati”. Forma biologica: terofita
scaposa. Periodo di fioritura: febbraio-giugno.
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Fiori distanziati sul fusto, all'ascella di foglie normali
Veronica persica Poir.
Specie proveniente dall’Asia occidentale e meglio conosciuta con il nome
occhi della Madonna; divenuta cosmopolita, presente in tutta Italia sino
alla fascia montana inferiore. È conosciuta in Italia dalla metà del
Cinquecento e in Europa è stata osservata per la prima volta in natura nel
1805. Cresce nei coltivi, soprattutto vigneti, ma anche in discariche,
margini stradali, tappeti erbosi, giardini, vialetti inghiaiati, su suoli
argillosi poco umiferi, freschi, ricchi in calcio e in composti azotati. A
livello paesaggistico ha un impatto molto gradevole, evidente nel periodo
di massima fioritura, anche se condiziona negativamente la biodiversità
delle cenosi segetali (colture di cereali), sottraendo spazio a molte specie
e risultando, di conseguenza, invasiva. Comune nei tappeti erbosi del
Castello Sforzesco, ai quali conferisce una graziosa macchia di colore. Il
nome generico è di etimologia molto incerta: secondo alcuni deriva dalla
leggenda della Veronica, la donna che pulì il volto di Cristo con un
fazzoletto prima della crocifissione, alludendo alle venature più scure
nella corolla presto caduca di alcune specie o al fatto che molte specie
fioriscono precocemente, durante la settimana santa; altri invece pensano
che sia legato a Santa Veronica da Binasco (1445-1497); l’epiteto
specifico allude all’area di origine. Forma biologica: terofita scaposa.
Periodo di fioritura: marzo-ottobre.
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Fiori a simmetria bilaterale
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Fiori a simmetria raggiata
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Fiori rossi, muniti di sperone
Centranthus ruber (L.) DC. subsp. ruber
La valeriana rossa o camarezza comune è una specie mediterranea
presente in tutte le regioni d’Italia, dal livello del mare ai 1200 m circa,
raggiungendo i versanti meridionali delle Alpi, spesso introdotta per
ornamento e spontaneizzata sui muri. Cresce su rupi e muri in luoghi caldi
e assolati. “Ch’io veda soltanto la mura ch’ha piene le crepe di valerïane”
scrisse Giovanni Pascoli (Nebbia, Canti di Castelvecchio) a proposito dei
muri della sua casa in Garfagnana. È davvero una sorpresa vedere la
fioritura della valeriana rossa sui muri del Castello Sforzesco (la si può
ammirare nel rudere entro il fossato esterno del lato nordest),
specialmente perché si tratta di una specie mediterranea; d’altra parte è
pure una ben nota erba medicinale, dunque chi può dire che non sia stata
portata di proposito, proprio come il cappero? Il nome generico deriva dal
greco “kéntron” (sperone) e “ánthos” (fiore), quello specifico allude al
colore dei fiori. Forma biologica: camefita suffruticosa. Periodo di
fioritura: maggio-agosto.
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Fiori di altro colore, senza sperone
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Fiori gialli
Odontites luteus (L.) Clairv.
La perlina gialla è una specie eurimediterranea presente in tutte le regioni
d’Italia, dal livello del mare a circa 800 m (raramente anche più in alto).
Cresce in prati aridi steppici e pendii rocciosi, su suoli arenacei ma anche
calcarei purché limoso-argillosi, poco umiferi, piuttosto poveri in
composti azotati ma ricchi in basi. Al Castello Sforzesco era presente fino