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subneutri. Le foglie giovani sono commestibili da cotte (ovviamente da
non raccogliere, a causa del forte inquinamento, al Castello Sforzesco e
nelle aree urbane), mentre le radici tostate, nel passato e specialmente in
periodi di guerra, erano un surrogato del caffè. Le sue proprietà diuretiche
sono all’origine dei nomi piscia cane e piscialetto. Il nome generico è di
etimologia incerta: il verbo greco “tarássein” o “taráxein” (scuotere,
sconvolgere, agitare) non sembra in relazione al caso, mentre appare
molto più verosimile un legame con il persiano “tarkhashqún” e con
l’arabo “tarassaco”, che significano “erba amara, cicoria”; l’epiteto
specifico deriva dal latino “officina” (farmacia) e allude al suo antico uso
medicinale. Forma biologica: emicriptofita rosulata. Periodo di fioritura:
gennaio-dicembre.
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Frutti distintamente appiattiti (i frutti si vedono anche
alla fioritura: aprire il capolino e osservare la base dei
fiori con una lente!)
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Frutti non o scarsamente appiattiti
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Frutti senza becco. Fusti verdi in tutte le loro parti
Sonchus oleraceus L.
Il grespino comune è una specie di origine eurasiatica, oggi divenuta
cosmopolita nelle zone temperate, presente in tutta Italia dal livello del
mare alla fascia montana. Cresce in ambienti ruderali, ai margini di
strade, in discariche e colture concimate, cantieri edili, muri, su suoli
argillosi ricchi in composti azotati ed è una delle specie più frequenti
nelle discontinuità dei marciapiedi in piena metropoli. Le foglie giovani
sono commestibili; ovviamente da non raccogliere, a causa del forte
inquinamento, al Castello Sforzesco e nelle aree urbane. Al Castello è
presente sulle mura del fossato e nella parte sopraelevata del Rivellino. Il
nome generico deriva da un aggettivo greco (“sónchos”) che significa
“molle, spugnoso”, in riferimento ai fusti deboli e cavi; l’epiteto specifico
è l’aggettivo derivato da “olus-olĕris” (verdura), e allude al fatto che le
foglie giovani si possono mangiare in insalata. Forma biologica: terofita
scaposa. Periodo di fioritura: marzo-settembre.
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Frutti terminanti in un lungo becco. Fusti di colore bianco-osseo nelle parti vecchie
Lactuca serriola L.
La lattuga selvatica è una specie eurasiatica presente in tutta Italia, dal
livello del mare sino alla fascia montana inferiore. Cresce in vegetazioni
ruderali ai margini di strade, in discariche e scarpate, in incolti, vigne e
lungo le vie, lungo i muri in pietra, i marciapiedi, su suoli da ghiaiosi ad
argillosi, aridi, ricchi in basi e composti azotati. Le foglie giovani sono
commestibili sia cotte che crude; ovviamente da non raccogliere, a causa
del forte inquinamento, al Castello Sforzesco e nelle aree urbane. Nelle
ore più calde della giornata la pianta dispone le foglie in direzione nord-
sud inclinandole verticalmente per sfuggire a una eccessiva insolazione,
da cui il nome volgare di “erba bussola”. Il nome generico allude alla
presenza di un latice bianco, tipico di molte altre
Asteraceae
Cichorioideae
; l’epiteto specifico è quello usato dagli antichi romani
(“serríola” = piccola sega) per una pianta simile alla cicoria, forse
Sonchus tenerrimus
, antichissimo ortaggio selvatico del Mediterraneo, al
Sud chiamato anche oggi “segone”. Forma biologica: emicriptofita
bienne. Periodo di fioritura: maggio-settembre.
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Pianta con setole evidenti sull’involucro dei capolini e, spesso, anche sulla parte
superiore dei fusti
Crepis setosa Haller f.
La radicchiella cotonosa è una specie eurimediterranea a gravitazione
orientale, presente in tutta l’Italia continentale, dal livello del mare alla
fascia montana inferiore. Cresce in incolti, campi, lungo le vie, in
ambienti ruderali e tappeti erbosi. Le giovani foglie basali sono
commestibili sia crude che cotte; ovviamente da non raccogliere, a causa
del forte inquinamento, al Castello Sforzesco e nelle aree urbane. Comune
nei tappeti erbosi del Castello, ai quali conferisce una graziosa macchia di