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Foglie non odorose. Pianta con un latice bianco
Senecio vulgaris L.
Il senecione comune è una specie originariamente eurasiatica, oggi
divenuta cosmopolita, presente in tutta Italia, dalle coste alla fascia
subalpina. Cresce in vegetazioni ruderali e segetali (colture di cereali),
negli incolti presso le abitazioni, ai margini di strade, in coltivi, orti,
giardini, discariche, radure boschive, su suoli argillosi ricchi in composti
azotati. La pianta è tossica per la presenza di alcaloidi ad azione lenta, ma
molto dannosa per il fegato, spesso con esito cancerogeno, che possono
anche passare al miele (tramite le api che ne visitano i fiori) e al latte
(mediante il pascolo). Il nome generico deriva dal latino “senex”
(vecchio), alludendo ai pappi biancastri dei frutti o alla pelosità grigia di
molte specie; l’epiteto specifico deriva dal latino “vúlgus” (volgo) e
significa “comune, diffuso, frequente”. Forma biologica: terofita scaposa.
Periodo di fioritura: gennaio-dicembre.
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Foglie con forte odore aromatico se sfregate tra le dita. Pianta non laticifera
Ambrosia artemisiifolia L.
L’ambrosia comune è una specie di origine nordamericana, presente in
Lombardia almeno dal 1940, che cresce in modo invasivo ed è in fase di
attiva espansione su tutto il territorio nazionale, almeno per quanto attiene
la penisola. È una specie che nella sua terra d’origine (USA) venne per
così dire scatenata dalla coltura del girasole nella quale si comporta da
infestante; tuttavia, introdotta in Europa, oltre a mantenere il carattere di
agroinfestante è diventata una pericolosa invasiva nei siti ruderali, negli
incolti, ai margini delle strade e nei cantieri su suolo smosso, spesso
ghiaioso o detritico; colonizza anche i greti dei fiumi (es. il Po), dal
livello del mare sino alla fascia montana inferiore. L’ambrosia è una
specie anemofila che, affidando il polline al vento, ne produce in quantità
elevatissime (ogni esemplare può immettere nell’aria più di un miliardo di
granuli pollinici), con il grosso guaio che questo polline è tra i più
allergenici conosciuti. Le allergie in questo caso sono particolarmente
fastidiose, spesso gravi e inabilitanti, oltre che in aumento per il continuo
peggiorare della qualità dell’aria; il problema sanitario è rilevante anche
riguardo al numero di persone coinvolte (nelle zone infestate dalla pianta
circa il 10% della popolazione). Inoltre è un competitore invasivo, in
grado di deprimere la biodiversità delle cenosi erbacee e di degradare il
paesaggio; risulta quindi pianta nociva, i cui danni pesano sull’ambiente,
sulla salute e sull’economia. Il nome generico, di falso buon auspicio, è
quello del cibo degli dei nella mitologia classica (“ambrosía”), fonte di
immortalità per chi lo mangia, e forse fu proprio questo aspetto a ispirare
a Linneo l’appellativo ironico di “immortale” per un’invasiva
ineliminabile. L’epiteto specifico allude alla somiglianza delle foglie con
quelle di alcune specie del genere
Artemisia
. Forma biologica: terofita
scaposa. Periodo di fioritura: luglio-settembre.
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Fiori e frutti disposti in ombrelle composte (ombrelle
portanti all'apice dei raggi delle ombrelle più piccole)
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Fiori e frutti non disposti in ombrelle composte
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Foglie semplicemente pennate
Pimpinella major (L.) Huds.
Il tragoselino maggiore è una specie europeo-caucasica, presente in tutta
l’Italia continentale sino al Monte Pollino. È diffusa in radure, cedui e
forre, con optimum nei prati della fascia montana. Al Castello Sforzesco è
presente nel prato del fossato di Piazza d’Armi (fossato di Porta Giovia).
L’etimologia del nome generico non è documentata: l’ipotesi più
verosimile, poiché la parola è estranea al latino storico, è che Linneo
abbia rubato il vocabolo al vernacolo italiano di alcune regioni, dove
pimpinella, già in uso nel volgare medioevale, identifica la sanguisorba
minore (
Poterium sanguisorba
) e l’uso sia medicinale sia alimentare delle
sue foglie; queste ricordano effettivamente molto da vicino le foglie di
Pimpinella saxifraga
, che è la specie-tipo del genere
Pimpinella
.