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colore. Il nome generico deriva dal greco “krepís-krepídos” (scarpa) per
la forma del frutto di alcune specie, quello specifico allude all’involucro
dei capolini, ispido per setole giallastre. Forma biologica: terofita
scaposa. Periodo di fioritura: maggio-settembre.
78
Piante prive di setole
79
79
Involucro dei capolini di 5-9×3-8 mm. Frutti senza becco
Crepis capillaris (L.) Wallr.
La radicchiella capillare è una specie centroeuropea a baricentro
subatlantico, presente in quasi tutte le regioni dell’Italia centro-
settentrionale (salvo Marche e Umbria) e in Campania. Cresce negli
incolti, nei campi, in ambienti ruderali, nei tappeti erbosi, lungo
massicciate ferroviarie o lungo le vie, dal livello del mare ai fondovalle
delle Alpi. Comune nei tappeti erbosi del Castello Sforzesco, ai quali
conferisce una graziosa macchia di colore. Il nome generico deriva dal
greco “krepís-krepídos” (scarpa) per la forma del frutto di alcune specie;
l’epiteto specifico allude ai rami dell’infiorescenza particolarmente sottili.
Forma biolgoica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
79
Involucro dei capolini di 7-16×4-13 mm. Frutti terminanti in un lungo becco
Crepis foetida L. subsp. foetida
La radicchiella selvatica è una specie eurimediterranea presente in tutta
Italia al di sotto della fascia montana inferiore. Cresce in incolti aridi,
muri, vigne, bordi di strade e ambienti ruderali. Il nome generico deriva
dal greco “krepís-krepídos” (scarpa) per la forma del frutto di alcune
specie, quello specifico allude all’odore, secondo Linneo, sgradevole
della pianta (di mandorla amara secondo Morison). Forma biologica:
terofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-ottobre.
80
Foglie verdi di sopra, bianco-pelose di sotto
Artemisia vulgaris L.
L’assenzio selvatico (o amarella) è una specie circumboreale di clima
temperato, presente in tutta Italia dal livello del mare sino alla fascia
montana. Colonizza terreni ricchi di composti azotati, in ambienti
fortemente disturbati quali margini di strade, discariche, campi
abbandonati ecc. Una singola pianta è in grado di produrre sino a 700.000
frutti. È a volte usata come digestivo, anche se tossica in quantità elevata
o per infusione al di sopra dei 18° alcolici. Come le altre specie di
Artemisia
, anche la nostra specie contiene thujone, un chetone tossico,
motivo per cui la commercializzazione dell’assenzio (
A. absinthium
),
dopo gli abusi del periodo impressionista e della scapigliatura, era stata
vietata in diverse nazioni europee. Poco tempo fa, però, la Francia ha
ripreso a produrlo con nuove modalità atossiche imposte da precisi limiti
di legge. La sua presenza nelle aree urbane è in forte declino a causa della
competizione con l’assenzio dei fratelli Verlot (
A. verlotiorum
), di origine
cinese; tuttavia sopravvive ancora a Milano e lo si può trovare anche
presso il Castello Sforzesco, nell’area intermedia del Rivellino. Il nome
generico era già in uso presso i Greci antichi, ma è di etimologia incerta:
potrebbe ricollegarsi ad Artemide (Diana), dea della caccia, o alla regina
Artemisia, moglie di Mausolo, re di Caria, oppure a entrambe le cose;
l’epiteto specifico deriva dal latino “vúlgus” (volgo) e significa “comune,
diffuso, frequente”. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di
fioritura: luglio-ottobre.
80
Foglie verdi su entrambe le facce
81
1...,21,22,23,24,25,26,27,28,29,30 32,33,34,35,36,37,38,39,40,41,...60