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in estate, ricchi in composti azotati, dal livello del mare fino alla fascia
montana inferiore, rarefacendosi via via verso le quote superiori. Comune
nei tappeti erbosi del Castello Sforzesco, ai quali conferisce una graziosa
macchia di colore. Il nome generico deriva dal greco “géranos” che
significa “gru” e allude al lungo becco che sormonta i frutti. Forma
biologica: terofita scaposa (emicriptofita bienne/emicriptofita scaposa).
Periodo di fioritura: marzo-luglio.
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Foglie pennato-divise. Fiori disposti in spighe, con petali saldati tra loro
Verbena officinalis L.
La verbena comune è una specie eurasiatica divenuta oggi cosmopolita,
molto comune in tutte le regioni d’Italia. È specie autoctona di cui si è
completamente perso l’habitat primario (come è successo in altri casi, per
es.
Stellaria media
), vivendo sempre in contatto con gli insediamenti
umani e non inserendosi mai in contesti di vegetazione naturale. Cresce
nelle comunità ruderali, nelle discariche, lungo i margini stradali, su muri,
lastricati, in aiuole, giardini, con suolo limoso-argilloso abbastanza fresco
e ricco in composti azotati, dal livello del mare alla fascia montana
inferiore. Nell’antichità era pregiata come pianta medicamentosa e aveva
una parte importante in pratiche magiche, superstiziose o folcloristiche. Il
nome generico, dalla radice “ver-” (elemento auspicale di crescita), era
quello del latino classico impiegato per le “piante d’altare” in generale;
l’epiteto specifico deriva dal latino “officina” (farmacia), per le presunte
proprietà curative della pianta. Forma biologica: emicriptofita scaposa.
Periodo di fioritura: maggio-agosto.
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Pianta con peli urticanti
Urtica dioica L. subsp. subsp. dioica
L’ortica comune è una specie a vasta distribuzione eurasiatica,
comunissima in tutte le regioni d’Italia. Origina dalle schiarite dei boschi
freschi visitate dai grandi mammiferi (depositi di urina), da cui è passata a
vegetazioni ruderali nitrofile su suoli limoso-argillosi freschi, molto ricchi
in composti azotati, dalla costa alla fascia subalpina. In genere cresce in
terreni abbandonati, su cumuli di rifiuti, presso le case e nelle schiarite dei
boschi. Fino al XVIII secolo le fibre dei fusti servivano per produrre
corde. Il nome generico deriva dal latino “urĕre” (bruciare), dovuto alla
capacità urticante delle foglie (che sono tuttavia commestibili previa
cottura e utilizzate per decotti o anche per risotti e ripieni di ravioli;
ovviamente da non raccogliere, a causa del forte inquinamento, al
Castello Sforzesco e nelle aree urbane), mentre l’epiteto specifico allude
al fatto che i fiori maschili e femminili sono portati da piante diverse
(pianta dioica). Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di
fioritura: maggio-novembre.
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Piante senza peli urticanti
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Pianta laticifera (attenzione, lavarsi le mani dopo averla toccata: il latice è irritante!)
Chamaesyce maculata (L.) Small
L’euforbia macchiata è una specie nordamericana oggi ormai
cosmopolita, introdotta in Italia nell’Ottocento in alcuni Orti botanici e in
seguito naturalizzatasi dal livello del mare ai 600 m circa. Cresce in
vegetazioni ruderali e segetali (campi di cereali) lacunose, soprattutto
nelle fessure di lastricati, parcheggi e marciapiedi, su suoli di preferenza
sabbiosi, incolti calpestati, marciapiedi, selciati, massicciate ferroviarie,
greti fluviali. Qui compete con le specie autoctone deteriorando la
biodiversità delle comunità vegetali caratteristiche di quell’habitat. La
pianta è fortemente tossica: il latice è irritante e può scatenare reazioni
fotoallergiche. Il nome generico in greco significa “fico strisciante” e
allude al portamento della pianta e al fatto che, come il fico, produce
latice. Forma biologica: terofita reptante. Periodo di fioritura: maggio-
ottobre.
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