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degrado e di sostituzione dei rampicanti autoctoni. I frutti contengono
acido ossalico, moderatamente tossico per l’uomo ma non per gli uccelli.
Al Castello Sforzesco tende a coprire e deteriorare i muri ed è
periodicamente sottoposta ad azioni di contenimento. Il nome generico
deriva dal greco “párthenos” (vergine) e “kissós” (edera), significa quindi
“edera vergine”; l’epiteto specifico allude alle foglie composte di cinque
foglioline. Forma biologica: fanerofita lianosa. Periodo di fioritura:
giugno.
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Alberi o arbusti
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Foglie palmate, coriacee. Pianta sempreverde. Fusti semplici
Trachycarpus fortunei (Hook.) H. Wendl.
La palma di Zhu Shan (o semplicemente palma cinese) è originaria della
Cina orientale e centrale, introdotta nel 1830 in Inghilterra e
successivamente nel resto d’Europa, arrivando in Italia dopo il 1850. È
coltivata frequentemente come pianta ornamentale per il portamento (oltre
al fatto che le foglie sono sempreverdi, caduche solo in vecchiaia) e per la
rusticità, che la rende adatta all’ambiente urbano, a parchi e giardini
privati; la resistenza al freddo (è in grado infatti di sopportare temperature
fino a -15 °C) ne consente la diffusione non solo nel meridione, dove per
altro incontra difficoltà con l’aridità estiva, ma anche e soprattutto in
Italia settentrionale: trova infatti il clima ideale nella zona dei laghi
lombardi, dove prospera e si dissemina abbondantemente. Il tessuto
fibroso che avvolge la base delle foglie e ricopre il fusto è particolarmente
tenace e resistente e viene adoperato in Cina per lavori di intreccio, come
stuoie e funi. È invasiva in molte zone, alterando la struttura e la
fisionomia delle comunità naturali legnose e minacciandone la
biodiversità. Al Castello Sforzesco ne è stata reperita una piccola pianta
nata da seme all’interno del fossato perimetrale, al di sotto di una
impalcatura. Il nome generico deriva dal greco “trachýs” (duro) e
“karpós” (frutto) per il frutto durissimo (quasi tutto seme legnoso), privo
di pericarpo carnoso. La specie è dedicata a Robert Fortune (1812-1880),
raccoglitore in Cina di piante per la Royal Horticultural Society. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: marzo-giugno.
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Foglie pennate, erbacee. Pianta decidua. Fusti ramificati
Ailanthus altissima (Mill.) Swingle
L’ailanto è un albero capace di nascere nei muri e fu introdotto dalla Cina
nel 1760 per avviare l’allevamento di un nuovo baco da seta (il baco
tradizionale era decimato da catastrofiche epidemie). L’allevamento non
ebbe successo, ma l’ailanto si diffuse a tal punto che, agli esordi dell’era
industriale, incominciò a dimostrarsi altamente aggressivo, giungendo
oggi a occupare uno dei primi posti nella classifica mondiale delle specie
invasive e il primo posto nelle liste nere dei territori a clima temperato. È
un pericoloso demolitore di opere murarie e monumenti, che poco per
volta sgretola per azione dell’apparato radicale; da tenere sotto controllo
poiché danneggia le mura del Castello Sforzesco. Cresce presso gli
abitati, lungo le vie, in prati abbandonati ove ritarda la ricostituzione dei
boschi, al di sotto della fascia montana. L’invasività è dovuta all’enorme
numero di semi prodotti (sino a 250.000 per albero all’anno), alla
sostenuta riproduzione vegetativa per polloni e all’eliminazione della
concorrenza per allelopatia. Le foglie emanano un odore sgradevole per la
presenza di formazioni ghiandolari alla base della lamina, mentre semi e
scorza sono tossici. Il nome generico, come riferisce Desfontaines, autore
del genere, deriva dal cinese antico “ailanto”, che significa “albero del
cielo” o “albero che può raggiungere il cielo”, concetto ripreso nel nome
specifico. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura.
giugno-luglio.
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Piante lianose, rampicanti o volubili
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Alberi o arbusti
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