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dai tempi dei Romani per la produzione di nocciole. Forma biologica:
fanerofita cespitosa. Periodo di fioritura: marzo-aprile.
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Foglie con picciolo senza peli ghiandolari. Frutto carnoso
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Foglie e piccioli finemente peloso-vellutati
Broussonetia papyrifera (L.) Vent.
Il gelso da carta è una pianta di origine asiatico-orientale introdotta in
Europa nella metà del XVII secolo ed oggi presente come avventizia in
quasi tutta Italia, dal livello del mare ai 600 m circa. È ampiamente
diffusa in tutto il territorio euganeo. Cresce in ambienti ruderali, compresi
i muri, ma è anche un alberello ornamentale spesso piantato lungo le
strade. A volte diviene dominante, forse per allelopatia, assieme ad
ailanto e robinia. Dalla sua corteccia si ricavano, per macerazione, fibre
molto lunghe usate in Giappone nella produzione di una carta pregiata,
nota col nome di carta cinese o carta di seta, e in Polinesia per produrre
filati e tessuti. In Cina la pianta viene utilizzata in sostituzione del gelso
per l'allevamento dei bachi da seta. Il genere è dedicato al naturalista
francese P. M. A. Broussonet (1761-1807). Il nome specifico fa
riferimento all'utilizzo della pianta per la produzione di carta: 'papyros',
infatti, è la pianta da cui gli antichi Egizi ricavavano la carta. Forma
biologica: fanerofita cespitosa (fanerofita scaposa). Periodo di fioritura:
maggio-giugno.
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Foglie e piccioli glabri o con peli sparsi
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Fiori senza petali. Frutto simile ad una mora
Morus alba L.
Il gelso bianco, originario dell'Asia orientale, è stato introdotto in Europa
probabilmente nel XII secolo per l'allevamento del baco da seta, che lo
preferisce al gelso nero (
Morus nigra
). La presenza in Italia è
documentata dal 1434. È ampiamente coltivato dalla zona centroeuropea
a quella mediterranea, segnalato come avventizia casuale o naturalizzata
in quasi tutta Italia. In Veneto è tuttora presente nelle aree planiziali e
collinari, ma fino alla metà dello scorso secolo veniva estesamente
coltivato in caratteristici filari di ripa come 'foraggio' destinato agli
allevamenti di baco da seta. Sui Colli Euganei è ampiamente diffuso. Si
ritrova nelle siepi, ai margini delle boscaglie e degli abitati ed è presente
in parchi e giardini pubblici, nei cortili di scuole e cascinali rurali
perlopiù nella periferia urbana. Il legno è duro e resistente all'acqua,
motivo per cui viene largamente utilizzato in falegnameria. I dolci frutti
aggregati in un'infruttescenza a forma di mora sono commestibili, anche
se quasi mai appaiono sul mercato per la loro breve durata. Il nome
generico è quello utilizzato dagli antichi Romani per indicare il gelso
nero, pianta da loro già conosciuta perché originaria dell'Asia Minore;
l'epiteto specifico deriva dal latino 'albus' (bianco) e si riferisce sempre ai
frutti, ma questa volta alla loro colorazione, sebbene esistano varianti
rosa, violette o nerastre, che possono generare confusione col gelso nero
(la differenza principale tra le due specie sta nelle foglie: più spesse,
opaco-rugose e con margine regolarmente crenato nel gelso nero). Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Fiori con petali. Frutto diverso da una mora
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Antere rossastre. Frutto con più semi, portante all'apice i resti rinsecchiti del calice
Pyrus communis L.
Il pero comune deriva forse da incroci fra il pero selvatico europeo ed un
pero dell'Asia Occidentale (
P. communis
subsp.
caucasica
). Ampiamente
coltivato in tutta Italia, compresa la regione dei Colli Euganei, è
sporadicamente inselvatichito nelle siepi che delimitano antiche proprietà.
Le forme selvatiche, che secondo alcuni autori non meritano nemmeno il
rango infraspecifico, crescono su suoli argillosi freschi, sciolti, ricchi in
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