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basi. È una pianta abbastanza rustica che si adatta bene a tutti i tipi di
terreno, predilige posizioni soleggiate e può vivere circa 200 anni. La
potatura viene effettuata solo per migliorare la produttività, mentre non
influisce sull'estetica. Il legno, pesante, duro e compatto, viene usato nella
costruzione di oggetti di precisione come righelli o squadre. La
coltivazione a scopo alimentare risale a tempi antichissimi. Fu citato da
Omero, mentre nelle Bucoliche Virgilio sprona Melibeo a innestare i peri,
dimostrando l'uso consolidato di questa pratica. Dal XIX secolo sono
state prodotte cultivar di qualità e oggi esistono migliaia di varietà; i frutti
possono essere consumati freschi, cotti e utilizzati per fare marmellate. Il
nome generico deriva dal greco 'pyr, pyròs' (fuoco, del fuoco), per la
forma conica dei frutti. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: aprile-maggio.
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Antere gialle o biancastre. Frutto con un solo seme, non portante all'apice i resti
rinsecchiti del calice
Prunus mahaleb L. s.l.
Il ciliegio canino è un arbusto submediterraneo presente in quasi tutta
Italia, salvo che in Sardegna, dal livello del mare agli 800 m circa (ma in
Sicilia arriva fino ai 1900 m). Raro nell'area Euganea, sono presenti
alcuni individui nei pressi di Abano Terme. Cresce in boschi radi,
macchie, siepi, nei mantelli di boschi termofili, anche pioniero su suoli di
solito calcarei e spesso sassosi. Dai frutti si ricavano essenze per liquori.
Tutta la pianta contiene cumarine, composti aromatici usati nella
confezione di essenze di frutta e profumi. Il legno, per le caratteristiche
aromatizzanti, viene usato per fabbricare pipe; veniva impiegato anche, a
causa della sua durezza e resistenza, per lavori di tornitura e per
fabbricare giocattoli. La pianta selvatica è spesso impiegata come
portainnesto per varietà di ciliegi da frutto. Il nome generico, già in uso
presso i Romani, è di etimologia incerta; quello specifico deriva
dall'arabo, ed allude forse al nome di un'antica città del Libano. Forma
biologica: fanerofita cespitosa (fanerofita scaposa). Periodo di fioritura:
aprile-maggio.
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Pianta radicante su pareti verticali di rocce o muri
Capparis spinosa L. subsp. spinosa
Coltivato fin dall'antichità, il cappero è una specie perenne diffusa nel
bacino del Mediterraneo. È diffuso in gran parte del territorio italiano, in
particolare in Sicilia, dove al cappero di Pantelleria è stato attribuito il
marchio IGP. Sui Colli Euganei è legato alle città murate del settore
meridionale. Cresce su terreni sassosi o sui muri, su rupi e falesie, in
genere su substrati poveri e di natura calcarea, esposti al sole, dove forma
densi cespugli compatti. Il cappero è un suffrutice di pregevole valore
decorativo sia per il portamento che per le splendide fioriture. Il frutto
fusiforme, di color verde, sorretto da un lungo peduncolo, contiene una
polpa rosata nella quale sono sparsi numerosi semi scuri. Già descritto da
Dioscoride e Galeno, che gli attribuivano proprietà medicinali, è ancor
oggi ampiamente utilizzato in cucina ove si utilizzano i fiori immaturi
trattati in salamoia o sotto sale (capperi) e in alcune regioni anche i
giovani frutti (cucunci, cetrioli di cappero). Il nome generico sembra
derivare da quello arabo della pianta ('kabar' o 'kappar'), l'epiteto specifico
allude alle stipole che a volte si trasformano in spine. Forma biologica:
nanofanerofita reptante. Periodo di fioritura: maggio-settembre.
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Piante non radicanti su pareti verticali di rocce o muri
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Foglie a margine dentato o dentellato
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Foglie a margine intero
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Piante sempreverdi con foglie coriacee
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Piante decidue con foglie non coriacee
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