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subspontaneo o spontaneo in tutta Italia, dal livello del mare ai 1000 m
circa. Alcuni esemplari inselvatichiti sono stati osservati al limite nord-
orientale dei Colli Euganei. I frutti possono essere consumati freschi,
secchi e utilizzati per fare marmellate. Il nome generico, già in uso presso
i Romani, è di etimologia incerta; quello specifico allude alla sua
coltivazione presso le case (la parola latina 'domus' significa appunto
'casa'). Forma biologica: fanerofita scaposa (fanerofita cespitosa). Periodo
di fioritura: marzo-aprile.
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Foglie glabre o con pochi peli, più lunghe di 8 cm. Frutto
rosso a maturità
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Pianta cespugliosa con stoloni sotterranei. Ricettacolo con la massima larghezza nel
punto d'inserzione dei petali. Infiorescenza con 1-3 piccole brattee
Prunus cerasus L.
La marena è una specie originaria dell'Europa e Asia temperata, portata
per la prima volta a Roma nel 74 a.C. dal generale Lucio Licinio Lucullo.
In Italia è spesso coltivato e inselvatichito, dal livello del mare agli 800 m
circa. Sui Colli Euganei è piuttosto frequente ovunque, con ampie lacune
in pianura. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di etimologia
incerta; quello specifico è il nome dato dai Romani all'amarena e deriva
da Cerasunte, località presso il Mar Nero dove Lucullo raccolse la pianta.
Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Albero senza stoloni. Ricettacolo ristretto all'inserzione dei petali, più largo in basso.
Infiorescenza senza brattee
Prunus avium L. subsp. avium
Il ciliegio è oggi divenuto subcosmopolita per coltivazione in diverse
varietà. L'areale originario dovrebbe essere il territorio che va dal
Caucaso ai Balcani; l'ingentilimento e la messa a coltura sono iniziati
nell'Asia occidentale. Allo stato coltivato è comune in tutta Italia sino alla
fascia montana inferiore; allo stato subspontaneo è diffuso ma non
comune. È coltivato un po' ovunque sui pendii dei Colli Euganei, ma lo si
può trovare anche come subspontaneo. Cresce in boschi mesofili maturi e
talvolta nelle siepi, su suoli argillosi piuttosto profondi e abbastanza
ricchi in composti azotati. Si coltiva per il frutto fresco o da conservare in
alcool, come pianta ornamentale, per la ricca fioritura primaverile e per
l'aspetto che acquisisce in autunno con l'ingiallimento delle foglie, oppure
per il legname. Il legno è duro, a grana uniforme, dalle tonalità calde,
bruno-rossicce, e si presta bene per la costruzione di mobili di pregio e
lavori al tornio. Le foglie contengono una sostanza colorante viola. Vive
tra gli 80 e i 120 anni. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di
etimologia incerta, quello specifico in latino significa 'degli uccelli'.
Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Picciolo lungo al massimo 1 cm
Crataegus germanica (L.) Kuntze
Il nespolo comune è una specie sudeuropeo-pontica (Europa sudorientale,
Asia occidentale) presente in tutta Italia salvo che in Calabria, con
optimum nella fascia submediterranea, ma di dubbio indigenato: è stata
ampiamente coltivata sin dall'antichità ed oggi è probabilmente
inselvatichita nei boschi di latifoglie su suoli subacidi (castagneti,
querceti). Sui Colli Euganei è ampiamente diffuso ovunque,
particolarmente sui rilievi boscati. I frutti sono commestibili e ricchi di
vitamina C; di solito le nespole vengono raccolte dopo la prima gelata
autunnale, vengono fatte appassire al fresco e al buio finché la buccia
diventa marrone e la polpa da aspra diviene dolce. Il legno, molto duro, è
usato per lavori al tornio. Scorza e foglie sono ricche di tannino e si