97
207
Lamina fogliare 1.3-2.2 volte più lunga che larga. Picciolo di 1-2 mm
Mercurialis ovata Sternb. & Hoppe
La mercorella ovale è una specie dell’Europa sudorientale presente in diverse
regioni dell’Italia continentale, ma con ampie lacune. La distribuzione regio-
nale è di tipo alpico-carsico, ma la specie è più rara nel settore alpino mentre
in Carso è molto diffusa e comune; nell'area di studio è piuttosto rara e ri-
stretta alle faggete termofile delle quote più basse. Cresce nel sottobosco di
boscaglie aperte dominate da latifoglie decidue, a volte anche nella macchia
mediterranea costiera, su suoli preferibilmente calcarei non molto profondi,
ricchi in scheletro ed aridi d'estate, dal livello del mare ai 1200 m circa. La
pianta è debolmente tossica (saponine). Il nome generico allude al mercurio
e deriva dal colore un po' metallico della pianta da secca, per cui essa era un
ingrediente essenziale delle pietre filosofali; il nome specifico si riferisce alla
forma delle foglie. Forma biologica: geofita rizomatosa. Periodo di fioritura:
aprile-giugno.
208
Fiori in capolini circondati da un involucro di brattee o di squame
209
208
Fiori non in capolini
217
209
Fiori tutti gialli
210
209
Fiori non tutti gialli
211
210
Foglie (almeno quelle inferiori) chiaramente picciolate. Foglie basali non in rosetta. Pianta più alta di 1 m
Helianthus tuberosus L.
Il topinambur è una pianta di origine nordamericana, oggi diffusissima in
tutte le regioni d’Italia. La distribuzione regionale si estende su tutto il terri-
torio, dalla costa ai fondovalle del settore alpino; nell'area di studio la specie
è confinata nei fondovalle a quote basse e non è molto comune. Il nome
popolare ‘topinambur’ è la trascrizione di una parola brasiliana, ma la pianta
sembra sia stata importata in Francia dal Canada nel 1603 dal francese Sa-
muel Champlain; già nel 1616 il naturalista e botanico Fabio Colonna, nella
seconda edizione dell’opera ‘Ecpharais’, scrive indicandola come ‘Flos solis
farnesianus’: era infatti già coltivata nel Giardino Farnese a Roma, dove era
conosciuta con il nome volgare di ‘girasole articocco’. Cresce in vegetazioni
pioniere e ruderali, soprattutto lungo il corso medio ed inferiore dei fiumi,
su suoli da sabbiosi a limoso-argillosi, freschi e sciolti, ricchi in composti
azotati, al di sotto della fascia montana. Il tubero, che somiglia per forma e
consistenza a una patata, non contiene amido ma il polisaccaride inulina che
lo rende adatto nei regimi ipocalorici degli obesi e dei diabetici. In America
è stata sin dai tempi più remoti un'importante pianta alimentare, oggi vive un periodo di riscoperta. Il nome generico deriva dal
greco 'helios' (sole) ed 'anthos' (fiore), e significa quindi 'fiore del sole' (è lo stesso del girasole), quello specifico allude ai tuberi
commestibili (topinambur). Forma biologica: geofita. Periodo di fioritura: agosto-ottobre.
210
Foglie tutte senza picciolo ben distinto. Foglie basali disposte in rosetta. Pianta più bassa di 1 m
Arnica montana L. subsp. montana
L’arnica è una specie europea presente lungo tutto l'arco alpino e sull'Appen-
nino settentrionale in Emilia e Liguria. La distribuzione regionale si estende
su tutte le aree montuose del Friuli, ma la specie è più frequente in quelle con
substrati silicei; nell'area di studio la specie è comune soprattutto nelle aree
con substrati silicei, nelle formazioni a
Nardus stricta
della fascia subalpina.
Cresce in pascoli, brughiere a rododendri, prati aridi, su suoli argillosi acidi,
con optimum nelle fasce subalpina ed alpina. L'arnica è una famosa pianta
medicinale: ignorata dagli antichi, forse perché cresce a quote alte, appare
nei testi medico-erboristici solo a partire dal XII secolo. Contiene timolo,
esteri del timolo e acidi grassi liberi, lattoni sesquiterpenici, idrossicumari-
ne, acido caffeico e derivati, flavonoidi. L’uso più comune, ancora attuale, è
quello sotto forma di unguenti e creme per slogature, contusioni, distorsioni
e ulcere varicose. La pianta è tossica se ingerita e il contatto con la pelle può
provocare fenomeni di fotosensibilizzazione. Il nome generico ha etimologia
controversa: potrebbe derivare da una corruzione di 'ptàrmica', dal greco
'ptarmikos' (starnutire) alludendo all'antico uso delle foglie come tabacco da naso nell'Europa settentrionale, oppure dal greco
'arnakis' (pelle di agnello), con riferimento alla delicate nervature delle foglie, simili a quelle della pelle d'agnello. Forma biologica:
emicriptofita rosulata. Periodo di fioritura: giugno-agosto.
211
Fiori ligulati bianchi, fiori tubulosi gialli (capolini con aspetto di margheritina)
212
211
Fiori tutti rosei o violetti
213
1...,95,96,97,98,99,100,101,102,103,104 106,107,108,109,110,111,112,113,114,115,...508