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Stachys pradica (Zanted.) Greuter & Pignatti
La betonica del Monte Prada è una specie delle montagne dell'Europa me-
ridionale presente lungo tutto l'arco alpino e sporadicamente anche sull'Ap-
pennino settentrionale. La distribuzione regionale è ristretta alla porzione
occidentale delle Alpi e Prealpi Carniche; nell'area di studio è abbastanza
diffusa nelle aree con substrati silicei. Cresce in prati erbosi, pascoli d'altitu-
dine e brughiere subalpine ed alpine, su suoli acidi o subacidi, con optimum
dalla fascia montana a quella alpina. Il nome generico deriva dal greco 'sta-
chys' (spiga) per la forma spiciforme dell'infiorescenza; il nome specifico si
riferisce al Monte Prada in Val Trompia (BS), dove nel XIX secolo il medico
e naturalista G . Zantedeschi (1773-1846) pare abbia rinvenuto per la prima
volta la specie; il nome volgare ‘betonica’, secondo Plinio, deriverebbe dalla
tribù iberica dei Vettoni. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di
fioritura: luglio-agosto. Syn.:
Betonica hirsuta
L.
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Pianta alta meno di 3 dm. Fiori azzurri, disposti all'ascella delle foglie
Glechoma hederacea L.
L’edera terrestre comune è una specie a vasta distribuzione eurasiatica pre-
sente in tutte le regioni dell’Italia centro-settentrionale (salvo forse che in
Umbria, e segnalata erroneamente nelle Marche), in Abruzzo, Molise e Cam-
pania. La distribuzione regionale copre l’intero territorio; nell'area di studio
la specie è più frequente presso gli abitati o vicino agli stavoli e le malghe.
Originariamente legata a boschi alluvionali inondati, cresce oggi anche in
vegetazioni ruderali, orli boschivi disturbati, margini di siepi, su suoli limoso-
argillosi freschi, umiferi, sciolti, ricchi in basi e composti azotati, dal livello
del mare ai 1400 m circa. La pianta è leggermente tossica (glechomina), so-
prattutto per gli animali, e in passato era ampiamente utilizzata come pianta
medicinale. I getti giovani possono essere consumati in minestre, lessati, o
come aromatizzante per ricotta e patate; sino al XVI secolo la pianta era
importante nella fabbricazione della birra e fu poi sostituita dal luppolo. Il
nome generico deriva dal greco ‘glèchon’, l’antico nome di una pianta simile
alla menta, quello specifico allude al portamento tappezzante simile a quello
dell'edera. Forma biologica: emicriptofita reptante. Periodo di fioritura: marzo-giugno.
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Piante alte più di 3 dm. Fiori roseo-violetti, in infiorescenza terminale al fusto
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Fiori in verticillastri all'ascella di una coppia di foglie bratteali, senza bratteole basali, o con bratteole
lunghe meno della metà del tubo calicino
Stachys sylvatica L.
La stregona dei boschi è una specie nemorale a vasta distribuzione eurasiati-
ca presente in tutte le regioni d’Italia salvo che in Sardegna. La distribuzione
regionale si estende su quasi tutto il territorio; nell'area di studio la specie è
diffusa e piuttosto comune, soprattutto nella Conca di Sauris. Cresce in orli
di boschi mesofili di latifoglie decidue, nelle radure, lungo i sentieri boschivi,
su suoli limoso-argillosi subneutri, abbastanza profondi, freschi, umiferi e
ricchi in composti azotati, dal livello del mare alla fascia montana superiore.
Le foglie e le infiorescenze erano usate come febbrifughe, espettoranti e vul-
nerarie; un estratto della pianta serve per produrre una tintura gialla. Il nome
generico deriva dal greco 'stachys' (spiga) per la forma dell'infiorescenza;
il nome specifico, dal latino 'sylva' (selva), si riferisce all'habitat boschivo.
Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-agosto.
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Fiori provvisti alla base di una bratteola lineare lunga 5-12 mm, circa quanto il tubo calicino, oltre ad una
coppia di foglie bratteali per ciascun verticillastro
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