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Aquilegia atrata W.D.J. Koch
L’aquilegia scura è una specie delle montagne dell'Europa meridionale pre-
sente lungo tutto l'arco alpino, sull’Appennino settentrionale e sulle mon-
tagne di Campania e Calabria. La distribuzione regionale comprende tutte
le aree montuose del Friuli, più diverse stazioni dealpine lungo i greti dei
torrenti nell'alta pianura friulana occidentale; nell'area di studio la specie è
piuttosto diffusa e localmente comune, ad esempio presso Sauris di Sopra e
Lateis, sul M. Pezzocucco, sul M. Rucke, presso lo Stavolo Hinter der Orbe
ecc. Cresce in boschi altomontani, soprattutto peccete, in forre e cespuglieti,
a volte in pascoli e prati ma in situazioni piuttosto ombreggiate, su suoli
ricchi in sostanza organica, dalla fascia montana a quella subalpina. Tutta
la pianta e soprattutto i semi sono tossici per il loro contenuto di glucosidi
cardioattivi che liberano acido cianidrico e alcaloidi (aquilegina). L'origine
del nome generico è controversa: alcuni propendono da una derivazione dal
latino 'aquam legere' (raccogliere l'acqua) o da 'aquilegium', un recipiente
per l'acqua, a causa della forma dei fiori; altri ritengono sia dovuto alla somi-
glianza dello sperone con un becco d'aquila; il nome specifico, dal latino 'ater' (nero), si riferisce al colore scuro dei fiori. Forma
biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Petali 5 o più
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Petali 4
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Foglie 2-4-pennate
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Foglie semplicemente pennate
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Fiori solitari, più larghi di 1 cm. Pianta più bassa di 3 dm
Pulsatilla alpina (L.) Delarbre subsp. austroalpina D.M. Moser
La pulsatilla delle Alpi meridionali è un’entità appartenente a una specie
polimorfa delle montagne dell’Europa centrale e meridionale, presente, con
ben sei sottospecie, lungo tutto l’arco alpino, sugli Appennini centro-setten-
trionali e sulle montagne della Calabria; la sottospecie
austroalpina
è presente
solo sulle Alpi orientali dalla Lombardia al Friuli. La distribuzione regionale
è estesa a quasi tutte le aree montuose del Friuli; nell'area di studio la specie
è diffusa nei pascoli di altitudine tra i 1600 e i 2000 m. Cresce in pascoli alpini
e subalpini, su substrati calcarei o dolomitici. La pianta contiene alcaloidi
ed è tossica per l’uomo. Il nome generico deriva dal latino ‘pulsare’ ed allu-
de al caratteristico dondolio dei fiori sotto l'azione del vento; il nome della
sottospecie significa ‘delle Alpi meridionali’. Forma biologica: emicriptofita
scaposa. Periodo di fioritura: giugno-agosto.
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Fiori numerosissimi, più stretti di 1 cm. Pianta più alta di 3 dm
Aruncus dioicus (Walter) Fernald
La barba di capra è una specie a vasta distribuzione circumboreale-tempera-
ta presente in tutte le regioni dell’Italia settentrionale e in Toscana. La distri-
buzione regionale si estende dal Carso a tutte le aree montuose del Friuli, con
qualche stazione isolata a carattere relitto nella pianura friulana; nell'area di
studio e diffusa e molto comune, soprattutto nelle faggete più calde. Cresce
ai margini di boschi freschi quali faggete umide e boschi con acero di monte,
acero riccio e frassino comune, tra i 500 e i 1500 m (raramente più in basso
o più in alto). I germogli sono commestibili previa cottura. Il nome generico,
già usato dai Romani, deriva dal greco 'áryngos' (barba di capra) e allude alla
forma dell'infiorescenza; quello specifico, dal greco 'dis' (due volte) e 'oikos'
(casa), si riferisce al fatto che i fiori maschili e femminili sono portati da
piante diverse. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura:
giugno-luglio.
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