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Attualmente sono presenti in coltivazione tre esemplari, due
maschili e uno femminile, tutti di diametro rilevante. In particolare
uno degli individui maschili presenta diametro prossimo agli 80 cm
tale da avere i requisiti per l'inserimento tra gli alberi monumentali
della città di Torino secondo quanto previsto dalla Legge
Regionale n°50 del 1995 (e sue modifiche con L.R. n°4 del 2009)
recepita dal relativo Regolamento del Comune di Torino. Questo
esemplare potrebbe anche risalire alla seconda metà dell'800. La
specie viene coltivata come pianta ornamentale anche per i frutti
molto decorativi; i giovani esemplari vengono impiegati come
pianta da siepe per i rami spinosi. In passato questa pianta è stata
usata saltuariamente in sostituzione del gelso per l'alimentazione
del baco da seta. Fornisce un legno abbastanza compatto e forte,
pesante, flessibile e facile da lavorare, utilizzato soprattutto nella
fabbricazione di carrozze e, dalle tribù indiane, per la costruzione degli archi. I guerrieri dalle tribù indiane degli
'Osages' usavano tingersi il viso in tempo di guerra con un pigmento giallo estratto dalle radici di questa pianta. Il
genere è dedicato al geologo e naturalista americano Maclure; il nome specifico allude ai grossi frutti globosi, simili a
pomi. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
Magnolia grandiflora
L.
La magnolia a fiori grandi è un albero sempreverde originario delle
regioni sudorientali degli Stati Uniti; fu importata in Europa nel
1737 e ne è documentata la presenza in Italia dal 1760. Nell'Orto
Botanico di Torino la specie è stata citata per la prima volta in
coltivazione nel 1802, successivamente menzionata negli index
seminum redatti dall'Orto tra il 1812 e il 1823. Nel 1824 giunsero
dei piantini dalla Sardegna e furono donati semi dal Sig. Traviver e
da Monsieur le docteur Badarò. Un altro esemplare venne
acquistato dal vivaio Burdin di Torino nel 1850 per una cifra di
Lire 4. Attualmente sono presenti in coltivazione due esemplari, di
cui uno avente diametro prossimo ai 60 cm tale da avere i requisiti
per l'inserimento tra gli alberi monumentali della città di Torino
secondo quanto previsto dalla Legge Regionale n°50 del 1995 (e
sue modifiche con L.R. n°4 del 2009) recepita dal relativo
Regolamento del Comune di Torino. Questo esemplare potrebbe anche risalire alla seconda metà dell'800. Viene
utilizzata soprattutto come grande pianta ornamentale in parchi e giardini, per i fiori vistosi e profumati e per il denso
fogliame, ma ha un accrescimento piuttosto lento. Il genere è dedicato al botanico francese Pierre Magnol (1638-1715),
direttore del giardino botanico di Montpellier, che introdusse la nozione di famiglia nella classificazione botanica; il
nome specifico fa riferimento alle ragguardevoli dimensioni dei fiori. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: maggio-luglio.
Metasequoia glyptostroboides
Hu & W.C.Cheng.
La metasequoia, una delle poche conifere che d'autunno perdono le
foglie, è l'unico rappresentante vivente del genere, che era
ampliamente diffuso nell'Eurasia e nelle zone occidentali
dell'America Settentrionale nel Mesozoico e nel Terziario, e che si
riteneva estinto nel Pliocene. Nell'Orto Botanico di Torino la data
di inserimento in coltura di questa specie è incerta. Attualmente
sono presenti in coltivazione due esemplari, uno dei quali avente
diametro di circa 40 cm.
Metasequoia glyptostroboides
fu descritta
sulla base di reperti fossili; soltanto nel 1941 ne fu rinvenuto un
individuo vivente nella Cina occidentale. Nel 1945 un gruppo di
botanici si avventurò in aree remote delle province cinesi del
Sichuan e dello Hubei, dove vennero ritrovati circa 100 grossi
esemplari di
Metasequoia
, sfuggiti all'attenzione dei botanici
occidentali del XIX secolo. Grazie agli sforzi dell'Arnold
Arboretum, i semi della metasequoia furono raccolti e distribuiti ai botanici nordamericani ed europei, giungendo anche
in Italia, dove i primi esemplari vennero fatti germinare nel Giardino Botanico Borromeo, nell'Isola Madre del Lago
Maggiore. Oggi la specie, sia pur sporadicamente, è utilizzata da noi come pianta ornamentale in parchi e giardini.
Forma biologica: fanerofita scaposa.