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Pinus strobus
L.
Il pino strobo è originario del Nord America, nell'area compresa tra
il Canada e gli Stati Uniti; fu importato nel 1700 in Europa da
Weymouth come pianta forestale, e oggi è utilizzato per
rimboschimenti o a scopo ornamentale in parchi e giardini.
Nell'Orto Botanico di Torino la specie è stata citata per la prima
volta in coltivazione negli index seminum redatti dall'Orto tra il
1802 e il 1819, anno in cui provenirono semi da Londra.
Successivamente menzionata nel 1821 e nel 1843 con la dicitura
'Ordine delle conifere stabilite nell'Orto'quando vennero acquistati
alcuni esemplari dal vivaio Burdin di Torino. Dallo stesso vivaio
vennero effettuati altri acquisti anche nel 1845. Attualmente sono
presenti in coltivazione un paio di individui. Nel verde pubblico
torinese le specie del genere
Pinus
sono relativamente ben
rappresentate, con circa 700 esemplari. Il nome generico è quello
usato dai Romani per indicare il pino mediterraneo, e deriva dal latino 'pix, picis' (pece, resina, essudato della pianta),
da 'pic' (pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal celtico 'pen' (testa) per la forma della chioma degli alberi; il nome specifico
deriva dal latino 'stróbilus' (trottola, pigna) e si riferisce alle pigne fortemente allungate. Forma biologica: fanerofita
scaposa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
Pinus sylvestris
L.
Il pino silvestre, o pino rosso, è un albero a distribuzione
eurasiatico-boreale che ha raggiunto l'Italia durante il periodo
glaciale provenendo dalla Siberia, e che oggi è diffuso lungo tutto
l'arco alpino, con optimum nelle vallate interne a clima più
continentale; altrove è stato spesso introdotto con i rimboschimenti.
Nell'Orto Botanico di Torino la specie è stata citata per la prima
volta in coltivazione nel 1821. Successivamente menzionata col
nome di
Pinus humilis
nel 1843 quando vennero acquistati alcuni
esemplari dal vivaio Burdin di Torino. Attualmente è presente in
coltivazione un solo individuo. Nel verde pubblico torinese le
specie del genere
Pinus
sono relativamente ben rappresentate, con
circa 700 esemplari. Il legno viene impiegato per lavori di
falegnameria e come pasta per la cellulosa nell'industria della carta.
In medicina le gemme sono utilizzate per le proprietà balsamiche,
mentre dalla resina si estrae la trementina (solvente per vernici). È un albero abbastanza longevo, che può vivere circa
500 anni. Il nome generico è quello usato dai Romani per indicare il pino mediterraneo, e deriva dal latino 'pix, picis'
(pece, resina, essudato della pianta), da 'pic' (pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal celtico 'pen' (testa) per la forma della
chioma degli alberi; il nome specifico, dal latino 'sylva' (selva), si riferisce all'habitat boschivo. Forma biologica:
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
Pinus wallichiana
A.B.Jacks.
Il pino dell'Himalaya è una specie originaria dell'Himalaya
(Afghanistan e Pakistan), introdotta in Europa a scopo ornamentale
a metà del secolo scorso per la crescita rapida e il portamento
elegante dato dai caratteristici lunghi aghi penduli. Nell'Orto
Botanico di Torino la data d'inserimento in coltura di questa specie
è incerta. Attualmente è presente in coltivazione un solo esemplare,
avente diametro pari a circa 50 cm. Predilige terreni freschi, umidi,
profondi, in posizioni soleggiate a clima mite. Il nome generico è
quello usato dai Romani per indicare il pino mediterraneo, e deriva
dal latino 'pix, picis' (pece, resina, essudato della pianta), da 'pic'
(pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal celtico 'pen' (testa) per la
forma della chioma degli alberi. Il nome specifico è dedicato al
medico e botanico Nathaniel Wallich (1814-1844), sovrintendente
del giardino botanico di Calcutta. Forma biologica: fanerofita
scaposa.
Platanus hispanica
Mill. ex Münchh.
Il platano spagnolo sembra sia un ibrido, spontaneo e fertile, tra individui coltivati di platano orientale (
Platanus
orientalis
L.), originario dell'Europa sudorientale, e di platano occidentale (
Platanus occidentalis
L.), originario del