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Morus alba
L.
Il gelso bianco, originario dell'Asia orientale, fu introdotto in
Europa nel XII secolo per l'allevamento del baco da seta che lo
preferisce al gelso nero (la presenza in Italia è documentata dal
1434). Oggi è presente in quasi tutte le regioni d'Italia. Nell'Orto
Botanico di Torino la specie è stata citata per la prima volta in
coltivazione nel 1798 e successivamente nel 1812 e nel 1821.
Risalenti rispettivamente al 1798 e al 1812, sono ancora conservati
nell'Orto i relativi campioni d'erbario. Attualmente sono presenti in
coltivazione alcuni esemplari, di cui uno avente diametro superiore
ai 40 cm tale da avere i requisiti per l'inserimento tra gli alberi
monumentali della città di Torino secondo quanto previsto dalla
Legge Regionale n°50 del 1995 (e sue modifiche con L.R. n°4 del
2009) recepita dal relativo Regolamento del Comune di Torino.
Questo esemplare potrebbe anche risalire ai primi decenni dell'800.
Cresce in filari piantati dall'uomo ai margini degli abitati. I frutti sono commestibili, anche se quasi mai appaiono sul
mercato per la difficile conservazione. Il nome generico è quello utilizzato dagli antichi Romani per il gelso nero, pianta
da loro già conosciuta perché originaria dell'Asia Minore; deriva a sua volta dal greco antico 'meros' (parte), in
riferimento all'infruttescenza formata da tanti piccoli frutti con involucro carnoso; il nome specifico deriva dal latino
'albus' (bianco) e si riferisce sempre ai frutti ma questa volta al loro colore prevalente (esistono anche forme a frutti rosa
o violetti, che possono generare confusione col gelso nero). Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura:
aprile-maggio.
Olea europaea
L.
L'olivo è l'albero mediterraneo per eccellenza; originario delle
regioni mediterranee e dell'Asia minore, è stato utilizzato e diffuso
fin dall'antichità per l'estrazione dell'olio e per l'impiego diretto dei
frutti nell'alimentazione. In Italia è spontaneo o coltivato in tutta
l'area mediterranea, dal livello del mare ai 900m circa. Nell'Orto
Botanico di Torino la data di inserimento in coltura di questa
specie è incerta. Attualmente sono presenti in coltivazione due
esemplari, di relativamente recente messa a dimora. L'olivo
coltivato ha portamento arboreo, ed è derivato dall'oleastro, la
forma spontanea, che si distingue per i rami giovani duri e
spinescenti, i frutti più piccoli, le foglie più piccole e ovali ed il
portamento arbustivo. Il legno dell'olivo è molto pregiato,
durissimo, a grana forte, di colore giallo-bruno, si presta per lavori
al tornio e d'incisione. L'olivo è anche una bellissima pianta
ornamentale il cui utilizzo come tale si è diffuso negli ultimi anni in gran parte della Pianura Padana, favorito dalla
concomitanza di inverni abbastanza miti. Il nome generico è quello utilizzato dai Romani, e deriva dal greco 'elaia'; il
nome specifico fa riferimento all'areale tipicamente mediterraneo. Forma biologica: fanerofita cespugliosa/ fanerofita
scaposa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
Ostrya carpinifolia
Scop.
Il carpino nero è un albero deciduo a distribuzione
submediterraneo-pontica presente in tutte le regioni d'Italia salvo
che in Valle d'Aosta. Nell'Orto Botanico di Torino la specie è stata
citata per la prima volta in coltivazione con il nome di
Carpinus
ostrya
nel 1802 e nel 1807. Attualmente è presente in coltivazione
un solo esemplare, avente diametro prossimo ai 40 cm, tale da
avere i requisiti per l'inserimento tra gli alberi monumentali della
città di Torino secondo quanto previsto dalla Legge Regionale n°50
del 1995 (e sue modifiche con L.R. n°4 del 2009) recepita dal
relativo Regolamento del Comune di Torino. Cresce in boschi e
boscaglie di latifoglie decidue, su suoli ben drenati sia calcarei che
marnoso-arenacei, da molto primitivi e ricchi in scheletro a
piuttosto evoluti come negli aspetti più freschi delle boscaglie, dal
livello del mare alla fascia montana inferiore, con optimum nella
fascia submediterranea. Il maggior impiego era quello come combustibile, sia come legna da ardere che per la
produzione di carbone; per questo veniva governato a ceduo da cui si ottenevano anche pali per sostenere le viti. Il
legname, pur essendo poco durevole, era apprezzato per l'elasticità e la fibratura e usato per la costruzione di attrezzi o
pezzi di macchinari soggetti a sforzo. Un uso particolare era la produzione di bottoni. Con la corteccia si tingevano i