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specifico allude alle foglie ad apice ottuso. Forma biologica: emicriptofita
scaposa. Periodo di fioritura: giugno-settembre.
304
Foglie a base non troncata né cuoriforme
305
305
Piante laticifere (attenzione, lavarsi le mani dopo averle
toccate: il latice è irritante)
306
305
Piante non laticifere
309
306
Foglie almeno 4 volte più lunghe che larghe
Euphorbia cyparissias L.
Specie eurasiatico-sudeuropea poi diffusa anche altrove per opera
dell'uomo, presente in tutta l'Italia centro-settentrionale, Molise e
Campania dal livello del mare alla fascia montana superiore, a volte
anche più in alto, più comune nelle regioni del Nord. Nella nostra regione
è comune ovunque, incluso il Carso, sino alla fascia montana superiore.
Cresce in praterie aride e ai margini dei boschi, da cui passa in
vegetazioni ruderali ai margini di strade, lungo viottoli etc., su suoli
subaridi, da calcarei a limoso-argillosi; nei pascoli può diventare
invadente per selezione negativa da parte del bestiame. Contiene un latice
tossico e fortemente irritante che può anche innescare reazioni
fotoallergiche: la presenza in grande quantità nel foraggio può causare
gravi disturbi al bestiame. Il nome generico deriva da Euforbo, medico
del Re Giuba II di Mauritania (I sec. a.C. - I sec. d.C.), che secondo Plinio
scoprì l'euforbia e le sue proprietà. Forma biologica: emicriptofita
scaposa. Periodo di fioritura: marzo-agosto.
306
Foglie meno di 4 volte più lunghe che larghe
307
307
Ghiandole ellittiche (lente!)
Euphorbia helioscopia L. subsp. helioscopia
Specie eurasiatica oggi divenuta subcosmopolita e di antica introduzione
al limite dell'areale, presente in tutta Italia dal livello del mare alla fascia
subalpina. Nella nostra regione è diffusa dalla costa alla fascia montana
inferiore; in Carso è comune ovunque. Cresce in vegetazioni ruderali o
arvensi, ai margini di strade, presso gli abitati, in vigne, campi
abbandonati, giardini ed orti, su suoli da freschi ad aridi in estate, ricchi in
composti azotati, da basici a subacidi. Il latice è velenoso: molto irritante
per le mucose, può scatenare reazioni fotoallergiche. Il nome generico
deriva da Euforbo, medico del Re Giuba II di Mauritania (I sec. a.C. - I
sec. d.C.), che secondo Plinio scoprì l'euforbia e le sue proprietà; il nome
specifico deriva dal greco 'helios' (sole) e 'scopein' (guardare), cioè 'pianta
che guarda il sole'. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura:
aprile-ottobre.
307
Ghiandole a forma di mezzaluna
308
308
Pianta erbacea annuale di luoghi disturbati
Euphorbia peplus L.
Specie asiatico-mediterranea (archeofita) oggi divenuta cosmopolita,
presente in tutte le regioni d'Italia. È diffusa in tutta la nostra regione fino
alla fascia montana inferiore; è comunissima in Carso, con le sole lacune
del M. Cocusso e del M. Castellaro Maggiore. Cresce in vegetazioni
arvensi discontinue, in giardini, ambienti ruderali e colture abbandonate,
su suoli argillosi ricchi in composti azotati e per lo più decalcificati e
subacidi, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. Il latice è
velenoso: molto irritante per le mucose, può scatenare reazioni
fotoallergiche. Il nome generico deriva da Euforbo, medico del Re Giuba
II di Mauritania (I sec. a.C. - I sec. d.C.), che secondo Plinio scoprì
l'euforbia e le sue proprietà; il nome specifico in latino significa
'porcellana' ed allude alla vaga somiglianza con
Portulaca oleracea
.
Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: gennaio-
novembre.