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duro e resistente alle alterazioni ma difficile da lavorare e stagionare;
viene comunque usato per oggetti sottoposti a forti sollecitazioni e usura,
come parti di attrezzi agricoli, pezzi per torchi, presse e imbarcazioni, ecc.
La corteccia è usata per la concia delle pelli, perché ricca in tannini. Le
ghiande sono impiegate nell'alimentazione dei maiali; un tempo venivano
usate anche dall'uomo, torrefatte, come surrogato del caffè. Il nome
generico, già in uso presso gli antichi, è di etimologia incerta, potrebbe
derivare da due parole celtiche, 'kaer' e 'quer' (bell'albero), cioè 'l'albero
per eccellenza'; secondo altri deriva dal greco, indicando il legno ruvido
delle piante di questo genere; il nome specifico, che forse deriva da una
radice celtica che significa 'punta', è quello dato dai Romani all'agrifoglio,
per la frequente presenza anche nel leccio di foglie subspinose. Forma
biologica: fanerofita scaposa (fanerofita cespitosa). Periodo di fioritura:
aprile-giugno.
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Foglie glabre o quasi di sotto
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Foglie decidue, non coriacee
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Foglie sempreverdi, coriacee
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Foglie almeno 4 volte più lunghe che larghe, senza picciolo ben distinto
Daphne mezereum L.
Il fior di stecco è un piccolo arbusto eurasiatico presente in tutta l'Italia
continentale salvo che in Puglia, dalla fascia submediterranea alla fascia
montana superiore. Cresce nei boschi mesofili e nelle loro radure, dai
querco-carpineti alle faggete, su suoli argillosi piuttosto profondi. Le
dafne sono note fin dall'antichità per le loro qualità farmacologiche, ma il
loro uso è molto pericoloso, e spesso il solo contatto con l'epidermide
causa arrossamenti e vesciche sulla pelle. I frutti rossi sono stati impiegati
in pittura e anche come fard in Siberia, cosmetico non meno pericoloso
della biacca usata dalle matrone romane. Il nome generico deriva da
'dàphne', nome greco dell'alloro, per le foglie sempreverdi di alcune
specie, come
D. laureola
; l'epiteto specifico 'mezereum' deriva dall'arabo
e significa 'mortale', infatti tutte le parti della pianta sono estremamente
velenose per la presenza di un glucoside (dafnina). Forma biologica:
nanofanerofita. Periodo di fioritura: marzo-maggio.
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Foglie meno di 4 volte più lunghe che larghe, lungamente picciolate
Frangula alnus Mill. subsp. alnus
L'alno nero è una specie eurasiatico-suboceanica, presente in Italia centro-
settentrionale e Campania. Cresce in boschi freschi ed umidi, su suoli
argillosi compatti, profondi, subacidi, spesso con ristagno di acqua, o
nelle quercete fresche su suoli colluviali, presso i laghetti, dal livello del
mare ai 1300 m circa. La pianta, soprattutto i frutti acerbi, è velenosa
(glicosidi). Il nome generico deriva dal latino 'frangere' (rompere), per la
fragilità del legno; quello specifico è il nome latino dell'ontano, e
potrebbe derivare dalla radice celtica 'al lan' (presso l'acqua). Forma
biologica: fanerofita cespitosa (fanerofita scaposa). Periodo di fioritura:
maggio-giugno.
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Margine fogliare ondulato. Foglie con odore di alloro se sfregate tra le dita
Laurus nobilis L.
L'alloro è un albero mediterraneo-atlantico, di antica introduzione in Italia
settentrionale, ove grazie ai merli che ne diffondono i semi è diffuso
anche allo stato subspontaneo. È presente in tutta Italia (in Valle d'Aosta,
Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia come avventizia).
Cresce in stazioni soleggiate nella zona dell'olivo; con l'edera ed il
pungitopo forma piccole oasi di laurofille sempreverdi, soprattutto su
substrati arenacei freschi, dal livello del mare agli 800 m circa. Le foglie
sono notissime come condimento. I frutti contengono olii essenziali ed un
grasso impiegato in profumeria. L'olio di lauro, estratto dai semi, è un
componente dell'olio laurino, utilizzato contro i dolori reumatici. La
pianta è tradizionale simbolo di gloria e di affermazione: la 'laurea' deriva
da essa il suo nome. Il nome generico, assonante con il celtico 'lauer'
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