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(sempreverde) e con il sanscrito 'daru' (albero), è quello utilizzato dagli
antichi Romani; il nome specifico si riferisce all'uso celebrativo della
pianta. Forma biologica: fanerofita cespitosa (fanerofita scaposa). Periodo
di fioritura: marzo-aprile.
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Margine fogliare non ondulato. Foglie senza odore di
alloro
65
65
Foglie penninervie. Frutto nero
Prunus laurocerasus L.
Il lauroceraso è originario dell'Asia Minore e dell'Europa sud-orientale; è
stato diffuso a scopo ornamentale nel resto dell
'
Europa nel XVI secolo. In
Italia, ove la sua presenza è documentata dal 1558, è ampiamente diffuso
a scopo paesaggistico-ornamentale soprattutto per siepi sempreverdi,
grazie alla sua robustezza ed adattabilità alle potature frequenti. Tende
raramente a spontaneizzarsi senza però diventare invasivo; è segnalato
come specie avventizia in Italia centro-settentrionale (salvo che in Valle
d'Aosta e Friuli Venezia Giulia) e Abruzzo (non ritrovato in tempi recenti
in Campania), dal livello del mare ai 300 m circa. Tutte le parti della
pianta contengono elevate quantità di glicosidi cianogenetici ad azione
tossica. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di etimologia
incerta; quello specifico allude alle foglie che richiamano quelle
dell'alloro e ai frutti che richiamano le ciliegie. Forma biologica:
fanerofita scaposa/fanerofita cespitosa. Periodo di fioritura: aprile-
maggio.
65
Foglie parallelinervie. Frutto rosso
Danaë racemosa (L.) Moench
Il lauro alessandrino è una specie di provenienza orientale, originaria
dalla Grecia, Turchia e altre zone dell
'
Asia minore; introdotto in Italia
attorno al 1700 a scopo ornamentale, è attualmente coltivata in parchi e
giardini. È presente allo stato spontaneo come avventizia in gran parte
dell
'
Italia settentrionale e in Toscana. Arbusto di aspetto simile al
pungitopo, è una specie perenne assai decorativa grazie ai fusti modificati
e appiattiti (cladodi) che raggiungono il metro di lunghezza, di color
verde brillante poiché assumono le funzioni fotosintetiche. Una volta
recisi i cladodi mantengono a lungo l
'
aspetto originario: per questo
motivo il lauro alessandrino viene coltivato dai floricoltori che lo
utilizzano nelle composizioni floreali. Si adatta a tipi diversi di terreno,
resiste a fitopatologie e ad attacchi fungini, è facilmente coltivabile e può
essere riprodotta per via vegetativa semplicemente frazionando i cespi.
Ama luoghi ombreggiati e allo stato spontaneo vegeta nel sottobosco,
dove le fronde degli alberi offrono protezione dall'eccessiva luminosità. Il
genere è dedicato alla figura mitologica di Danae, madre di Perseo. Il
nome specifico, che deriva da 'racemus', grappolo, allude alla struttura
dell'infiorescenza. Viene detto anche lauro dei poeti, perché si pensa che i
lunghi getti curvi e flessibili di
Danaë racemosa
venissero intrecciati per
farne corone per poeti, atleti o persone illustri. Forma biologica:
nanofanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
66
Foglie verticillate (più di 2 foglie originanti dallo stesso
punto del fusto)
67
66
Foglie non verticillate (opposte, alterne o tutte basali)
72
67
Foglie (in realtà sono fusti modificati: cladodi) più strette di 0.5 mm, disposte in
ciuffetti. Frutto carnoso
Asparagus tenuifolius Lam.
L
'
asparago selvatico è una specie pontico-mediterranea presente in tutte
le regioni d
'
Italia salvo che in Basilicata e Sardegna, con optimum nella
fascia submediterranea. Tipica delle boscaglie decidue aperte, ha
l'optimum su substrati calcarei. I germogli giovani sono commestibili
previa cottura; dopo il consumo si forma un metilcaptano, che viene
eliminato con le urine, conferendo loro un odore penetrante. Il nome
generico deriva probabilmente dall'antico persiano 'asparag' (germoglio,
punta), oppure dal greco 'speìro' (semino), che con l'alfa privativo sta ad
1...,14,15,16,17,18,19,20,21,22,23 25,26,27,28,29,30,31,32,33,34,...48