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piccole. Oltre ad essere più grandi, i maschi presentano una cresta carnosa sul
capo che assume i toni del giallo più o meno intenso in periodo riproduttivo.
Può essere confusa con la bavosa basilisco (molto più rara) o con la cagnetta
(una bavosa che però vive solo in acque limpide di laghi, fiumi e ruscelli e che
non è mai stata rinvenuta in Laguna di Venezia).
Distribuzione
È diffusa in
tutte le coste rocciose dell’Italia peninsulare e insulare. In Alto Adriatico è
presente nei substrati duri artificiali (moli foranei, dighe, barriere sommerse) e
nelle coste rocciose del Triestino, della Slovenia e della Croazia. È presente
anche in Laguna di Venezia, in corrispondenza dei substrati duri artificiali
(briccole, pali dei casoni, porticcioli, ecc) e anche su fondali fangoso-sabbiosi, purché siano disponibili materiali e
oggetti sommersi da utilizzare come rifugio.
Habitat preferenziali
Vive a basse profondità (entro i 3-4 m), in ambienti
rocciosi con abbondanza di alghe, ricchi di buchi ed anfratti in cui nascondersi. Vive bene anche in acque salmastre ma
non tollera abbassamenti eccessivi della salinità e non si spinge quindi in acque dolci.
Biologia riproduttiva
Il periodo
riproduttivo inizia in tarda primavera e si prolunga fino ad agosto. I maschi occupano e difendono un nido, spesso
costituito da ostriche o mitili aperti, o anche da buchi nella roccia. Le femmine visitano i nidi dei maschi per scegliere il
compagno e i maschi mettono in evidenza se stessi e la cresta sul capo, le cui dimensioni e intensità del colore
sembrano influire sulla scelta delle femmine. Una volta individuato il compagno, la femmina entra nel nido e depone le
proprie uova in un singolo strato sulle pareti; il maschio la affianca durante l’operazione e rilascia gli spermi. Al
termine della deposizione la femmina abbandona il nido e il maschio protegge e ventila le uova; il muco con cui le
ricopre contiene sostanze antimicrobiche che migliorano la resistenza agli attacchi di batteri e funghi. Le uova sane
appaiono di un color arancio vivo fino alla schiusa.
Alimentazione
Si nutre di piccoli invertebrati marini che cerca tra
la copertura algale.
Autoctonia e norme di tutela
Specie autoctona, localmente anche molto abbondante.
Salmo trutta trutta
Linnaeus, 1758
TROTA FARIO
Dimensioni e caratteri distintivi
Pesce generalmente di medie dimensioni, può
raggiungere i 50 cm di lunghezza e 1,5 kg di peso; eccezionalmente, e solo in
ambiente lacustre, può arrivare a misurare 1 m e pesare fino a 15 kg. La pinna
adiposa (seconda pinna dorsale carnosa) è un carattere distintivo comune
all’intera famiglia dei Salmonidi a cui appartengono la trota fario e le altre
specie di trota.
Distribuzione
È molto diffusa nelle acque interne di tutto il
territorio italiano. La presenza in Alto Adriatico è legata alle foci dei fiumi e ai
periodi di piena, mentre in Laguna di Venezia è una specie occasionale.
Habitat
preferenziali
Vive bene nei tratti più alti dei corsi d’acqua, così come nelle
fredde acque di risorgiva, ambienti in cui la temperatura non deve superare i 15-
16 °C. Si può spingere fino a zone più a valle ma necessita sempre di acque correnti, limpide, ricche di ossigeno e con
substrato ghiaioso e ciottoloso, dove vi siano anche massi presso i quali si ripara.
Biologia riproduttiva
La maturità
sessuale si completa verso il 2° anno di vita nei maschi e un anno dopo nelle femmine. Si riproducono tra novembre e
febbraio: le femmine risalgono i fiumi in cerca di tratti ghiaiosi o ciottolosi; qui ripuliscono una piccola area dai detriti,
vi depongono le uova; poi il maschio feconda le uova e la femmina le copre di sassi e detrito con potenti colpi di coda,
formando delle caratteristiche montagnole sommerse. L’ovatura così è protetta fino alla schiusa.
Alimentazione
La
dieta è composta da invertebrati bentonici, in particolare insetti ma anche crostacei, molluschi e vermi, e
occasionalmente da piccoli pesci.
Autoctonia e norme di tutela
Esiste un particolare ceppo di trota fario, il ceppo
“atlantico”, diffuso anche a scopo sportivo, che è alloctono, originario dell’Europa continentale atlantica, mentre la trota
fario di ceppo “mediterraneo” e dell’ecotipo “lacustre” è inserita nella Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in
Italia tra le specie “in pericolo”
Sardina pilchardus
(Walbaum, 1792)
SARDINA
Dimensioni e caratteri distintivi
La sardina è un classico rappresentante del
cosiddetto “pesce azzurro”, raggruppamento che unisce specie ittiche di taglia
media caratterizzate da nuoto attivo e comportamento gregario, come acciughe,
spratti, sgombri e sugarelli. Da adulta misura circa 15-18 cm, ma può
raggiungere i 25 cm di lunghezza. Rispetto alla papalina, specie simile
appartenente alla stessa famiglia (Clupeidi), presenta scaglie grandi che si
staccano facilmente (caduche).
Distribuzione
La sardina è una specie molto
mobile, presente in tutto il Mediterraneo, più rara lungo le coste africane ed
orientali. In Adriatico è una specie comune e localmente abbondante.
Habitat
preferenziali
Tipicamente marina e pelagica, si sposta in banchi spesso
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