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Foglie divise in lacinie larghe al massimo 2 mm
Jacobaea abrotanifolia (L.) Moench subsp. abrotanifolia
Il senecio abrotanino è una specie endemica delle Alpi, presente dal M. Avic
in Piemonte sino alle montagne del Friuli. La distribuzione regionale è estesa
a quasi tutte le are montuose del Friuli, con lacune nella parte centrale del
settore prealpino; nell'area di studio la specie è abbastanza diffusa sugli alti
massicci calcarei, ad esempio sul M. Tiarfin a 2100 m, ma non molto comune.
Cresce in pascoli alpini, in boschi aperti di conifere ed in brughiere, preva-
lentemente su substrati calcarei o dolomitici, dalla fascia montana superiore
a quella alpina. La pianta è tossica per la presenza di alcaloidi ad azione lenta
ma dannosa per il fegato e cancerogena, che possono anche passare al miele
ed al latte. Il nome generico sembra riferirsi a San Giacomo, quello specifico
fa riferimento alle foglie simili a quelle dell'abrotano (
Artemisia abrotanum
).
Forma biologica: camefita suffruticosa. Periodo di fioritura: luglio-settembre.
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Foglie divise in lacinie larghe più di 2 mm
Senecio squalidus L. subsp. rupestris (Waldst. & Kit.) Greuter
Il senecio rupestre è un’entità appartenente a una specie molto polimorfa
delle montagne dell'Europa meridionale, presente con ben 8 sottospecie in
tutta Italia salvo che in Puglia; la sottospecie
rupestris
sembra mancare anche
in Sicilia. La distribuzione regionale si estende a quasi tutte le aree montuose
del Friuli; nell'area di studio la specie è più diffusa presso le malghe e gli abi-
tati. Cresce in radure, ambienti rocciosi ombrosi, greti, massicciate, bordi di
strade, recinti per il bestiame e ambienti ruderali, su suoli ricchi di sostanze
azotate, con optimum nelle fasce montana e subalpina. La pianta è tossica
per la presenza di alcaloidi ad azione lenta ma molto dannosa per il fegato e
cancerogena, che possono anche passare al miele ed al latte. Il nome generico
deriva dal latino 'senex' (vecchio), in riferimento ai pappi biancastri dei frutti
o alla pelosità grigia di molte specie; il nome specifico si riferisce probabil-
mente agli ambienti molto disturbati in cui la pianta cresce. Forma biologica:
emicriptofita bienne. Periodo di fioritura: giugno-agosto.
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Foglie verdi di sopra, grigio-pelose di sotto
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Foglie con pelosità e colore non molto diversi sulle due facce
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Stoloni assenti. Foglie superiori 1-2 pennato-sette. Odore sgradevole
Artemisia vulgaris L.
L’assenzio selvatico è una specie a vasta distribuzione circumboreale-tempe-
rata presente in tutte le regioni d’Italia. La distribuzione regionale si esten-
de su tutto il territorio; nell'area di studio la specie si concentra presso gli
abitati, generalmente a quote basse, come presso Ampezzo. È un po' meno
termofila e più xerofila di
A. verlotiorum
e colonizza terreni mesici ricchi in
composti azotati, in ambienti fortemente disturbati quali margini di strade,
discariche, campi abbandonati ecc., dal livello del mare alla fascia montana.
Una singola pianta è in grado di produrre sino a 700.000 frutti. La pianta è
a volte usata come digestivo, anche se è tossica quando consumata in grandi
quantità: come le altre specie congeneri, contiene il tossico thujone. Il nome
generico era già in uso presso i Greci antichi ma è di etimologia incerta:
potrebbe riferirsi alla dea Artemide (Diana) o alla regina Artemisia, moglie
di Mausolo, re di Caria; il nome specifico deriva dal latino 'vúlgus' (volgo) e
significa 'comune, diffuso, frequente'. Forma biologica: emicriptofita scapo-
sa. Periodo di fioritura: luglio-ottobre.
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Stoloni presenti. Foglie superiori semplicemente pennato-divise. Odore aromatico
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