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Romani la provenienza dei frutti dalla regione costiera della Tunisia, dove si trovava Cartagine; il nome specifico
allude alla presenza dei numerosi semi dal rivestimento rosso all'interno del frutto, simili a granati. Forma biologica:
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
Pycreus flavescens (L.) P. Beauv. ex Rchb.
- Lo zigolo dorato è una pianta annua a distribuzione eurasiatico-
suboceanica con tendenza mediterranea, presente in quasi tutte le regioni d'Italia. Nell'area metropolitana di Roma la
specie è molto rara, con pochissime stazioni site sia all'interno, sia fuori del raccordo anulare. Cresce in vegetazioni
periodicamente sommerse, pioniere ed effimere ai bordi di stagni e pozzanghere, su suoli da sabbiosi a limoso-argillosi,
ricchi in basi e composti azotati, talvolta subacidi, al di sotto della fascia montana. Forma biologica: terofita cespitosa.
Periodo di fioritura: luglio-settembre. Syn.:
Cyperus flavescens
L.
Pyracantha coccinea M. Roem.
- L'agazzino è un arbusto sempreverde diffuso nel bacino del Mediterraneo e in Asia
Minore, di dubbio indigenato in Italia, ove è presente allo stato subspontaneo in tutte le regioni salvo che in Valle
d'Aosta, Sicilia e forse Piemonte. Nell'area metropolitana di Roma la specie è poco comune, con qualche stazione anche
nel settore urbano. È spesso coltivato a scopo ornamentale per la costruzione di siepi protettive, cui si presta grazie alle
dense spine presenti all'apice dei rami e talvolta appare allo stato subspontaneo in boschi e boscaglie termofili e ai loro
margini, in arbusteti e nelle siepi, dal livello del mare a 900 m circa. I semi sono tossici. Il nome generico deriva da due
parole greche che significano 'fuoco' e 'spina' e si riferisce sia alla presenza di spine che al colore rosso vivo dei frutti di
alcune specie; il nome specifico, che in latino significa 'rosso' si riferisce anch'esso al colore dei frutti. Forma biologica:
fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Pyrus communis L.
- Il pero comune deriva forse da incroci fra il pero selvatico europeo ed un pero dell'Asia
Occidentale (
P. communis
subsp.
caucasica
). Ampiamente coltivato in tutta Italia, compresa la nostra regione, sino alla
fascia montana, è sporadicamente inselvatichito nelle siepi che delimitano antiche proprietà. Le forme selvatiche,
chiamate
P. pyraster
) che secondo alcuni autori non meritano nemmeno il rango infraspecifico, crescono su suoli
argillosi freschi, sciolti, ricchi in basi. È una pianta abbastanza rustica che si adatta bene a tutti i tipi di terreno,
predilige posizioni soleggiate e può vivere circa 200 anni. La potatura viene effettuata solo per migliorare la
produttività, mentre non influisce sull'estetica. Il legno, pesante, duro e compatto, é usato nella costruzione di oggetti di
precisione come righelli o squadre. La coltivazione a scopo alimentare risale a tempi antichissimi: fu citato da Omero,
mentre nelle Bucoliche Virgilio sprona Melibeo a innestare i peri, dimostrando l'uso consolidato di questa pratica. Dal
XIX secolo sono state prodotte cultivar di qualità e oggi esistono migliaia di varietà; i frutti possono essere consumati
freschi, cotti e utilizzati per fare marmellate. Il nome generico deriva probabilmente dal termine Aramaico-Siriaco 'pirâ'
(frutto), che a sua volta deriva dal verbo 'pra' (moltiplicarsi, fruttificare). Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo
di fioritura: aprile-maggio.
Pyrus pyraster (L.) Burgsd.
- Il pero comune deriva forse da incroci fra il pero selvatico europeo ed un pero dell'Asia
Occidentale (
P. communis
subsp.
caucasica
). Le forme selvatiche europee, che secondo alcuni autori non meritano
nemmeno il rango infraspecifico, crescono su suoli argillosi freschi, sciolti, ricchi in basi. Differiscono da quelle
coltivate per i frutti molto più piccoli ed i rami subspinosi, ma sembra che non esistano differenze genetiche tali da
giustificare la loro distinzione a livello specifico. Nell'area metropolitana di Roma la specie è molto rara, con poche
stazioni periferiche urbane e suburbane. Il nome generico deriva dal greco 'pyr, pyròs' (fuoco, del fuoco), per la forma
conica dei frutti. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Pyrus spinosa Forssk.
- Il pero mandorlino è una pianta a distribuzione prevalentemente mediterranea, in Italia
presente in tutte le regioni peninsulari ed insulari, Emilia-Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Nell'area
metropolitana di Roma la specie è molto comune in tutto il territorio comprese le aree periferiche urbane. Cresce in
boschi cedui aperti, macchie e garighe, in siti caldi e assolati. Il nome generico deriva dal greco 'pyr, pyròs' (fuoco, del
fuoco), per la forma conica dei frutti; il nome specifico allude ai rami terminanti in spine. Forma biologica: fanerofita
cespugliosa (fanerofita scaposa). Periodo di fioritura: aprile-maggio. Syn.:
P. amygdaliformis
Vill.
Quercus cerris L.
- Il cerro, diffuso dall'Europa sudorientale all'Asia occidentale, è un albero deciduo presente in tutte
le regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta e Sardegna, ma più comune sui rilievi dell'Italia peninsulare. Nell'area
metropolitana di Roma la specie, più frequente nei boschi mesofili del litorale, è presente anche nelle zone periferiche
urbane a nord e a ovest. Cresce in boschi maturi di latifoglie decidue, su suoli limoso-argillosi da neutri a subacidi,
umiferi, freschi ma subaridi d'estate, con optimum nella fascia submediterranea. L'impiego principale è quello del legno
come legname da ardere; il legno è anche usato per fare traversine ferroviarie, doghe per botti e raggi per ruote; le
ghiande hanno un alto contenuto in tannini che le rendono amare, e quindi non appetibili per il bestiame. Il nome
generico, già in uso presso gli antichi, sembra ricollegarsi alla radice indoeuropea che il latino condivide con le parole
celtiche 'kaer' e 'quer' (bell'albero), cioè 'l'albero per eccellenza', ma anche con analoghi termini greci riferiti alla
rudezza del legno delle piante di questo genere; anche il nome specifico è di etimologia incerta. Forma biologica:
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Quercus crenata Lam.
- Da alcuni autori considerata l'ibrido naturale fra il cerro e la sughera, questa quercia si
presenta però anche in aree in cui la sughera non è presente: è infatti diffusa in tutta Italia salvo che in Valle d'Aosta,
Friuli Venezia Giulia e Sardegna, con optimum nella fascia submediterranea. Nell'area metropolitana di Roma la