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spremitura di mandorle dolci e soprattutto amare (private delle sostanze tossiche con distillazione) è un cosmetico
famoso fin dall'antichità. Il latte di mandorle è un ottimo antinfiammatorio. Il nome generico, già in uso presso i
Romani, è di etimologia incerta (deriva comunque dal greco 'prunon', che significa 'prugna'). Forma biologica:
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: (gennaio)febbraio-marzo.
Prunus laurocerasus L.
- Il lauroceraso è un arbusto-alberello sempreverde originario dell'Asia Minore e dell'Europa
sud-orientale, diffuso a scopo ornamentale nel resto dell'Europa nel XVI secolo. In Italia, ove la sua presenza è
documentata dal 1558, è ampiamente impiegato a scopo paesaggistico-ornamentale soprattutto per siepi sempreverdi,
grazie alla robustezza e all'adattabilità a potature frequenti. Tende raramente a spontaneizzarsi senza però diventare
invasivo; è segnalato come specie avventizia nelle regioni dell'Italia centro-settentrionale (salvo che in Valle d'Aosta e
Friuli Venezia Giulia) e in Abruzzo (non ritrovato in tempi recenti in Campania), dal livello del mare a 300 m circa.
Nell'area metropolitana di Roma la specie, aliena casuale, è rarissima. Tutte le parti della pianta contengono elevate
quantità di glicosidi cianogenetici ad azione tossica. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di etimologia
incerta (deriva comunque dal greco 'prunon', che significa 'prugna'); quello specifico allude alle foglie che richiamano
quelle dell'alloro e ai frutti che richiamano le ciliegie. Forma biologica: fanerofita scaposa/ fanerofita cespugliosa.
Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Prunus persica (L.) Batsch
- Il pesco è un albero deciduo originario della Cina. Fu introdotto in Persia (da cui il
nome) e da lì a Roma nel I secolo d.C., diffondendosi in tutto il bacino del Mediterraneo. In Egitto il frutto era sacro ad
Arpocrate, il dio del silenzio e dell'infanzia (ancor oggi si paragonano le guance dei bambini alle pesche). In Europa è
usato sia come pianta da frutto che come pianta ornamentale. È ampiamente coltivato in tutta Italia, e spesso
inselvatichito in arbusteti e cedui di latifoglie, dal livello del mare a 600 m circa. Nell'area metropolitana di Roma la
specie, aliena casuale, è molto rara e limitata a pochissime stazioni urbane. Appare sporadicamente anche lungo strade,
nelle siepi, in boschetti disturbati, nelle discariche e presso gli abitati, su suoli argillosi piuttosto asciutti e abbastanza
ricchi in composti azotati. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di etimologia incerta (deriva comunque dal
greco 'prunon', che significa 'prugna'); quello specifico allude al territorio da cui la pianta fu introdotta in Europa, la
Persia. Forma biologica: fanerofita cespugliosa/ fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Prunus spinosa L. subsp. spinosa
- Il pruno selvatico è un arbusto deciduo a distribuzione eurasiatico-centroeuropea
presente in tutte le regioni d'Italia. Nell'area metropolitana di Roma la specie è comunissima in tutto il territorio, con
alcune lacune nel centro storico. Cresce nelle siepi, ai margini dei boschi, in densi popolamenti che colonizzano i prati
abbandonati, su suoli argillosi da mediamente freschi a subaridi, piuttosto ricchi in composti azotati, con optimum nella
fascia submediterranea; con il corniolo maschio è uno dei primi arbusti a fiorire in primavera. I frutti, inizialmente
molto aspri ed astringenti, diventano più gradevoli dopo l'ammezzimento che di solito avviene con i primi geli. Il nome
generico, già in uso presso i Romani, è di etimologia incerta (deriva comunque dal greco 'prunon', che significa
'prugna'), quello specifico si riferisce ai rami spinescenti. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura:
marzo-aprile.
Pseudoturritis turrita (L.) Al-Shehbaz
- L'arabetta maggiore è una specie dell'Europa meridionale presente in tutte le
regioni d'Italia salvo che in Sardegna. Nell'area metropolitana di Roma la specie è rarissima e localizzata in una
stazione del settore suburbano occidentale. Cresce in boschi aperti di latifoglie decidue, nelle radure, su pendii sassosi,
ai bordi delle strade, su terreni solitamente calcarei, dalla fascia submediterranea a quella montana inferiore. Il nome
generico significa 'simile a una pianta del genere
Turritis
'; quello specifico deriva dal latino 'turritus' (guarnito di torri),
per l'aspetto della pianta alla fruttificazione, dovuto alle silique erette. Forma biologica: emicriptofita bienne. Periodo di
fioritura: marzo-giugno. Syn.:
Arabis turrita
L.
Psilurus incurvus (Gouan) Schinz & Thell.
- La setolina è una pianta annua a distribuzione eurimediterranea presente
in tutte le regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta, ma più comune a sud del Po. Nell'area metropolitana di Roma la
specie è rara, con poche stazioni nella zona urbana occidentale e altre litoranee. Cresce nelle macchie e nelle garighe e
in pascoli aridi, dal livello del mare a 1000 m circa, con optimum nella fascia mediterranea. Il nome generico deriva dal
greco 'psilos' (spoglio, rado) e 'ourá' (coda) in riferimento all'infiorescenza con spighette distanziate, il nome specifico
si riferisce ai fusti che sono spesso incurvati. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Pteridium aquilinum (L.) Kuhn subsp. aquilinum
- La felce aquilina è una specie a vasta distribuzione
subcosmopolita presente in tutte le regioni d'Italia. Nell'area metropolitana di Roma la specie è molto comune in tutto il
territorio. Forma spesso densi popolamenti clonali in pascoli abbandonati, ai margini e nelle radure di boschi, su suoli
da subacidi ad acidi, da subaridi in estate a umidi in profondità, dal livello del mare alla fascia montana superiore,
comportandosi spesso da pianta invasiva di difficile estirpazione (viene favorita dagli incendi). Le foglie contengono un
enzima (tiaminasi) in grado di distruggere la vitamina B1, che viene perduto con la cottura, e anche composti
cianogenetici: le persone e gli animali che se ne cibano, soprattutto i cavalli, ne ricavano danni anche gravi; un tempo il
rizoma veniva usato come antielmintico, in particolare contro la tenia, ma con avvelenamenti anche mortali nei
bambini. Recenti ricerche hanno isolato sostanze sicuramente cancerogene: in Giappone, dove questa felce viene spesso
mangiata cotta, è stata confermata una correlazione tra il suo consumo e forme tumorali dell'apparato digerente. Il nome
generico è il diminutivo latino del greco 'pteris' (felce), a sua volta derivato da 'pteron' (ala) per la forma delle fronde; il