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potrebbe derivare dal greco 'eri' (presto) e 'gheron' (vecchio) forse per la precoce produzione dei pappi, oppure dal
greco 'eri' (lana) e dal latino 'gerere' (portare), per lo stesso motivo; la specie è dedicata al naturalista, geologo e
paleontologo tedesco (nato in Ungheria) Wilhelm Friedrich von Karwinski auf Karwin (1780-1855), esploratore della
flora dell'America tropicale. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: (aprile-) maggio-ottobre (-
dicembre).
Erigeron sumatrensis Retz.
- La saeppola di Sumatra è una pianta annua di origine centro-americana oggi divenuta
subcosmopolita e ampiamente diffusa nelle parti più calde d'Europa, presente come avventizia in tutte le regioni
d'Italia. Nell'area metropolitana di Roma la specie è comunissima e diffusa in tutto il territorio. Cresce in vegetazioni
ruderali presso centri abitati, su suoli aridi sia calcarei che arenacei, ricchi in scheletro, poveri in composti azotati e
humus, dal livello del mare a 600 m circa. Il nome generico è di etimologia incerta: potrebbe derivare dal greco 'eri'
(presto) e 'gheron' (vecchio) forse per la precoce produzione dei pappi, oppure dal greco 'eri' (lana) e dal latino 'gerere'
(portare); quello specifico si riferisce a uno dei territori in cui la specie è presente come avventizia, l'Isola di Sumatra.
Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-settembre. Syn.:
Conyza albida
Willd.;
Conyza
sumatrensis
(Retz.) E. Walker
Eriobotrya japonica (Thunb.) Lindl.
- Il nespolo del Giappone è un albero sempreverde nativo della Cina e
ampiamente coltivato in Giappone e in altre regioni subtropicali. In Cina si ha una notevole gamma di varietà, anche a
frutto piccolo e di minore interesse commerciale, mentre in Giappone, in epoca precedente al contatto con l'Europa,
furono selezionate diverse varietà a frutto più grande di quelle selvatiche cinesi e a polpa più acquosa e facilmente
commestibile. Il frutto iniziò la diffusione in Europa all'inizio del 1800: il primo esemplare fu piantato nel giardino
Botanico di Parigi nel 1784 (ai Kew Gardens di Londra nel 1787). In Italia il nespolo del Giappone è oggi
comunemente coltivato soprattutto a scopo ornamentale e per i frutti (in particolare nel Meridione), e segnalato come
specie avventizia in molte regioni, dal livello del mare a 600 m circa. Nell'area metropolitana di Roma la specie è
coltivata negli orti e nei giardini, sfugge a coltura piuttosto raramente. Rispetto ad altre piante tropicali, ha frutti meno
dolci, ma comunque apprezzati, che possono essere consumati freschi, cotti o nelle marmellate. Il nome del genere
deriva dal greco 'erion' (lana) e 'bótrys' (grappolo) in riferimento alle inflorescenze densamente pelose; il nome
specifico si riferisce a una delle aree di origine, il Giappone. Forma biologica: fanerofita scaposa (fanerofita
cespugliosa). Periodo di fioritura: ottobre-febbraio.
Erodium acaule (L.) Bech. & Thell.
- Il becco di gru a rosetta è una specie a distribuzione prevalentemente
mediterraneo-montana presente in Liguria e in tutte le regioni dell'Italia centrale, meridionale e insulare (da lungo
tempo non più osservata in Calabria). Nell'area metropolitana di Roma la specie è rara, anche se omogeneamente
diffusa nel territorio. Cresce negli incolti e nei pascoli aridi, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. I semi,
lanciati da movimenti igroscopici, si attaccano al pelo degli animali grazie alle lunghe reste spiralate, che permettono
anche la loro penetrazione nel suolo. Il nome generico deriva dal greco 'eroodios' (airone), per la forma dei frutti che
ricorda quella di un lungo becco; il nome specifico significa 'senza fusto'. Forma biologica: emicriptofita rosulata.
Periodo di fioritura: marzo-giugno.
Erodium botrys (Cav.) Bertol.
- Il becco di gru botri è una pianta annua a distribuzione strettamente mediterranea
presente in tutte le regioni italiane affacciate sul Mar Tirreno, in Puglia e in Basilicata. Nell'area metropolitana di Roma
la specie è rarissima, sia dentro che fuori il raccordo anulare. Cresce in ambienti disturbati, negli incolti, su ruderi e
macerie, al margine delle strade, dal livello del mare a 1000 m circa, con optimum nella fascia mediterranea. I semi,
lanciati da movimenti igroscopici, si attaccano al pelo degli animali grazie alle lunghe reste spiralate, che permettono
anche la loro penetrazione nel suolo. Il nome generico deriva dal greco 'eroodios' (airone), per la forma dei frutti che
ricorda quella di un lungo becco; il nome specifico, di significato incerto, è una parola greca che significa 'grappolo
d'uva'. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio
Erodium ciconium (L.) L'Hér.
- Il becco di gru maggiore è una specie a distribuzione eurimediterraneo-pontica (cioè
estesa alle aree circostanti il Mar Nero), presente in tutte le regioni d'Italia salvo che in Lombardia e Trentino-Alto
Adige, ma più frequente nell'Italia mediterranea. Nell'area metropolitana di Roma la specie è poco comune, sia dentro
che fuori il raccordo anulare, con una distribuzione che esclude il settore nord del territorio e molta parte del centro
storico. Cresce in pascoli aridi, negli incolti, in ambienti ruderali e lungo le vie, al di sotto della fascia montana. I semi,
lanciati da movimenti igroscopici, si attaccano al pelo degli animali grazie alle lunghe reste spiralate, che permettono
anche la loro penetrazione nel suolo. Il nome generico deriva dal greco 'eroodios' (airone), per la forma dei frutti che
ricorda quella di un lungo becco; il nome specifico allude alla somiglianza con il becco di una cicogna. Forma
biologica: terofita scaposa/ emicriptofita bienne. Periodo di fioritura: marzo-maggio.
Erodium cicutarium (L.) L'Hér.
- Il becco di gru comune è una specie a distribuzione eurasiatico-mediterranea
divenuta oggi subcosmopolita, presente in tutte le regioni d'Italia. Nell'area metropolitana di Roma la specie è comune
ovunque. Cresce in vegetazioni ruderali lacunose, nelle vigne, lungo le strade, su scarpate, in coltivi abbandonati, su
suoli ricchi in composti azotati, talvolta decalcificati, aridi d'estate, con optimum al di sotto della fascia montana. I
semi, lanciati da movimenti igroscopici, si attaccano al pelo degli animali grazie alle lunghe reste spiralate, che
permettono anche la penetrazione nel suolo. Il nome generico deriva dal greco 'eroodios' (airone), per la forma dei frutti