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e anche come fard in Siberia, cosmetico non meno pericoloso della biacca usata dalle matrone romane. Il nome
generico deriva da 'dàphne', nome greco dell'alloro, per le foglie sempreverdi di alcune specie come
D. laureola
; il
nome specifico si riferisce alla pelosità della faccia inferiore delle foglie. Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di
fioritura: febbraio-aprile.
Dasypyrum villosum (L.) P. Candargy
- Il grano villoso è una pianta annua a distribuzione eurimediterraneo-turanica
presente in tutte le regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige (dubitativamente in Piemonte).
Nell'area metropolitana di Roma la specie è comunissima negli incolti e ai margini delle strade. Cresce negli incolti, in
pascoli aridi, ai margini delle strade, in ambienti ruderali, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. Il nome
generico deriva dal greco 'dasýs' (peloso) e 'pyrós' (grano, frumento); il nome specifico si riferisce anch'esso alla
pelosità delle glume. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
Datura ferox L.
- Lo stramonio spinosissimo è una specie originaria della Cina sudorientale ma ormai diffusa in quasi
tutte le aree calde del globo, ove si comporta a volte da specie invasiva, presente come avventizia nelle Marche, in
Umbria, Lazio, Sicilia e Sardegna (da lungo tempo non più ritrovata in Toscana e in Campania). Nell'area
metropolitana di Roma la specie è rara, lungo i sentieri e su terra di riporto. Cresce in ambienti disturbati, negli incolti,
nelle discariche, sui ruderi, dal livello del mare a 600 m circa, con optimum nella fascia mediterranea. La specie
contiene atropina e alcaloidi altamente tossici quali scopolamina e iosciamina. L'intossicazione da
Datura
produce una
totale incapacità di distinguere la realtà dalla fantasia, ipertermia, tachicardia e grave midriasi con conseguente
fotofobia dolorosa che può durare diversi giorni; l'ampio spettro di variazione nelle concentrazioni di principi attivi tra
singoli individui della pianta rende particolarmente pericoloso il suo uso medicinale, che provoca ogni anno numerosi
decessi. Il nome generico deriva da quello della pianta in indostano (dhatúra), quello specifico si riferisce al frutto
munito di robusti aculei. Forma biologica: terofita caposa. Periodo di fioritura: luglio-ottobre.
Datura inoxia Mill.
- La noce metella, o stramonio metello, è una pianta annua di origine centroamericana presente
come avventizia in quasi tutte le regioni d'Italia. Nell'area metropolitana di Roma la specie è rara, su terra di riporto.
Cresce in ambienti disturbati, negli incolti, nelle discariche, sui ruderi, dal livello del mare a 600 m circa. La specie
contiene atropina e alcaloidi altamente tossici quali scopolamina e iosciamina. Gli Aztechi usavano la pianta per vari
scopi terapeutici e per provocare allucinazioni nei riti religiosi. L'intossicazione da
Datura
produce infatti una totale
incapacità di distinguere la realtà dalla fantasia, ipertermia, tachicardia e grave midriasi con conseguente fotofobia
dolorosa che può durare diversi giorni. L'ampio spettro di variazione nelle concentrazioni di principi attivi tra singoli
individui della pianta rende particolarmente pericoloso il suo uso medicinale, che provoca ogni anno numerosi decessi.
Il nome generico deriva da quello della pianta in indostano (dhatúra), quello specifico in latino significa
paradossalmente 'non dannoso, non nocivo' (il nome originale è erroneo al posto di 'innoxia'). Forma biologica: terofita
scaposa. Periodo di fioritura: giugno-settembre.
Datura stramonium L. subsp. stramonium
- Lo stramonio comune è una pianta annua di origine centro-
nordamericana oggi molto diffusa nelle zone temperato-calde del mondo, presente come avventizia in tutte le regioni
d'Italia. Nell'area metropolitana di Roma la specie è comune su terra di riporto soprattutto presso i corsi d'acqua. Cresce
con altre specie fugaci in ambienti ruderali: macerie e discariche, cantieri edili, coltivi e vigneti di primo impianto, su
suoli da primitivi ad argillosi, ricchi in composti azotati, dal livello del mare a 900 m circa (a volte anche più in alto,
fino a 1350 m). Tutta la pianta, soprattutto i semi, è velenosa (alcaloidi) e veniva spesso usata dagli indiani d'America
nelle cerimonie di iniziazione per le proprietà allucinogene; l'ingestione può però rivelarsi mortale. Il nome generico
deriva da quello della pianta in indostano (dhatúra), quello specifico deriva dal greco 'strýkhnos' (amaro, acre) e
'manikón' (maniaco) e allude agli effetti tossici della pianta. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura:
luglio-ottobre.
Daucus broteroi Ten.
- La carota di Brotero è una pianta annua a distribuzione mediterranea con baricentro orientale
presente in Emilia-Romagna e in tutte le regioni dell'Italia centrale e meridionale, escluse le Isole maggiori (da lungo
tempo non più osservata in Liguria). Nell'area metropolitana di Roma la specie non è comune, rara a Roma, più
frequente sul litorale, nei prati aridi su sabbia. Cresce negli incolti aridi e lungo le strade, su suoli aridi d'estate, con
optimum nella fascia mediterranea. Il nome generico deriva dal greco 'daio' (bruciare, riscaldare) forse per le presunte
proprietà riscaldanti della carota coltivata; la specie è dedicata a Brotero T. de Avellar (1744-1828), professore a
Coimbra e Lisbona, autore della prima flora portoghese. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura:
maggio-giugno.
Daucus carota L. subsp. carota
- La carota selvatica, originaria dalla parte meridionale dell'Eurasia ma oggi diffusa
nelle zone temperate di tutto il mondo, è presente con diverse sottospecie in tutte le regioni d'Italia. Nell'area
metropolitana di Roma questa sottospecie è comunissima negli incolti. Cresce sia negli aspetti più aridi dei prati da
sfalcio che in vegetazioni ruderali presso gli abitati, nelle discariche, nelle cave, lungo le vie, su suoli non molto
profondi ma ricchi in basi e composti azotati, a volte anche subsalsi, dal livello del mare a 1400 m circa. La radice era
conosciuta sin dall'antichità e Plinio la cita per le proprietà cicatrizzanti, diuretiche e digestive; le carote 'antiche' erano
però sottili e nodose, con gusto acre e polpa biancastra 'dura come pietra', in quanto la selezione delle carote coltivate
oggi iniziò nel XVI secolo. Il nome generico deriva dal greco 'daio' (bruciare, riscaldare) forse per le presunte proprietà
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